Gli Aristogatti compiono 55 anni: il Classico Disney più jazz di sempre resta insuperabile

Gli Aristogatti compiono 55 anni: il Classico Disney più jazz di sempre resta insuperabile

Cinquanta­cinque anni e non sentirli. Gli Aristogatti soffiano sulle candeline e continuano a muoversi con la stessa eleganza swing con cui conquistarono il pubblico nel 1970. Tra tetti parigini, miagolii sincopati e contrabbassi scatenati, il Classico Disney più jazz di tutti rimane un film che non ha mai smesso di suonare moderno.

Un manifesto di stile, leggerezza e personalità

Uscito in un periodo di transizione per gli Studios Disney , il primo lungometraggio animato realizzato dopo la morte di Walt Disney, Gli Aristogatti avrebbe potuto essere un’opera minore. Invece è diventato un manifesto di stile, leggerezza e personalità, capace di fondere animazione classica e spirito pop con una naturalezza che oggi sembra quasi irripetibile.

Parigi, jazz e libertà

La storia è semplice come una ballata ben scritta: Duchessa e i suoi cuccioli vengono allontanati dalla loro vita dorata e, grazie all’incontro con il randagio Romeo (Thomas O’Malley nella versione originale), scoprono il mondo vero, fatto di improvvisazione, amicizia e libertà. Ma è il come questa storia viene raccontata a fare la differenza.

La Parigi de Gli Aristogatti non è solo uno sfondo, ma è uno stato d’animo. Una città romantica e bohémien, filtrata dallo sguardo americano degli anni Settanta, dove ogni strada sembra pronta ad accogliere una jam session improvvisata. E quando arriva “Tutti quanti voglion fare jazz”, il film cambia marcia e diventa pura energia: una sequenza ancora oggi citata, campionata, amata, che porta il jazz, quello vero, sporco, libero, dentro un Classico Disney come non era mai successo prima.

Personaggi che suonano ancora fortissimo

Uno dei segreti della longevità del film è il suo cast di personaggi. Romeo è forse uno dei protagonisti maschili Disney più carismatici di sempre: scanzonato, ironico e sicuro di sé, senza essere mai arrogante. Duchessa, dal canto suo, è elegante ma mai passiva, madre affettuosa e gatta con una propria voce.. anche musicale.

E poi loro, i gatti jazz: Scat Cat e la sua band. In pochi minuti di scena incarnano uno spirito di inclusività e contaminazione culturale che oggi definiremmo “avant-pop”. Un insieme multietnico, ognuno con il proprio strumento e la propria identità, uniti dal linguaggio universale della musica. Un messaggio semplice, ma potentissimo.

Un Classico fuori dal tempo

A differenza di altri titoli Disney più legati all’epoca in cui sono nati, Gli Aristogatti sembra vivere in una dimensione sospesa. Non punta sul melodramma estremo né su grandi villain iconici, ma su atmosfera, ritmo e carattere. È un film che si lascia guardare come si ascolta un vecchio vinile: anche se lo conosci a memoria, ogni volta trovi una sfumatura nuova.

Forse è proprio questo che lo rende “insuperabile”: non cerca di essere più grande della vita, ma incredibilmente cool. Un termine che raramente si associa ai Classici Disney, e che qui calza a pennello.

55 anni dopo, ancora sul tetto del mondo

Nel 2025, mentre l’animazione corre tra CGI iperrealistiche e remake live action, Gli Aristogatti resta lì, sul tetto di Parigi, a ricordarci che lo stile non invecchia. Che una buona melodia, personaggi scritti con cuore e una visione chiara possono attraversare le generazioni senza perdere smalto.

Buon compleanno, Aristogatti. Continueremo a voler fare jazz, con voi, ancora a lungo.

Deborah Muratore

La mia passione per il cinema nasce da bambina, quando con mio padre organizzavamo serate a tema dividendo le settimane in categorie. Da allora non mi sono mai fermata, con un debole particolare per gli horror. Empatica e sempre sorridente, amo anche i cavalli, le persone genuine e la creatività in tutte le sue forme.