Quando si pensa a Guido Guerrieri, si immagina subito un avvocato diverso dagli altri: niente eroismi da tribunale americano, niente arringhe urlate. Guerrieri osserva, riflette, dubita. E proprio per questo funziona. La nuova serie Rai in arrivo a gennaio sceglie di raccontarlo affidandosi ad Alessandro Gassmann, attore capace di unire profondità, ironia e una naturale eleganza emotiva. Il risultato è un personaggio contemporaneo, vicino, credibile, che sembra uscito dalla pagina per sedersi accanto allo spettatore.
Alessandro Gassmann: una scelta che sorprende in meglio
Gassmann non interpreta Guerrieri: lo abita. Il suo avvocato non è mai sopra le righe, ma nemmeno spento. È uno che pensa troppo, che si porta il lavoro a casa, che sbaglia e si rimette in discussione. Per costruire il personaggio, l’attore ha lavorato molto sui silenzi, sui piccoli gesti, su quell’aria leggermente disallineata che rende Guerrieri così riconoscibile. Un avvocato che sembra sempre sul punto di capire qualcosa di importante, ma un secondo dopo del tutto impreparato alla vita.
Bari non è solo una cornice

La serie è profondamente legata a Bari, città che non fa da semplice sfondo, ma diventa parte del racconto. Le strade, il mare, i bar, i tribunali: tutto contribuisce a creare un’atmosfera calda e reale. Non è la solita città patinata da fiction, ma un luogo vissuto, autentico, dove il sole convive con le ombre. Una curiosità per i fan: molti ambienti sono reali e riconoscibili, una scelta che rafforza il legame tra storia e territorio.
Non solo casi giudiziari

Certo, ci sono processi, indagini, colpi di scena. Ma questa fiction non è una serie da “caso della settimana” e via. Ogni storia legale è uno specchio che riflette le fragilità dei personaggi: colpa, lealtà, amicizia, amore, fallimento. Accanto a Guerrieri ruota un gruppo di figure ben scritte, tra praticanti brillanti, investigatori fuori dagli schemi e legami personali mai del tutto risolti. Il tono resta leggero senza essere superficiale, profondo senza diventare mai pesante.
Perché può conquistare anche i più giovani
Il ritmo è moderno, la scrittura asciutta, i dialoghi mai ingessati. Guerrieri parla a chi si sente spesso “fuori posto”, a chi cerca un equilibrio tra ciò che è giusto e ciò che è umano. Non serve amare il diritto per appassionarsi: basta riconoscersi nei dubbi, nelle scelte sbagliate, nei tentativi di rimettere insieme i pezzi. È una serie che non spiega troppo, ma suggerisce, lasciando spazio allo spettatore.
Guerrieri arriva su Rai1 con la promessa di essere qualcosa di più di una fiction giudiziaria. È un racconto intimo mascherato da legal drama, guidato da un Alessandro Gassmann in stato di grazia. Una serie che non urla per farsi notare, ma parla piano e resta addosso. E forse è proprio questo il suo punto di forza: entrare senza fare rumore e non andarsene più.

