Il culto della bellezza a tutti i costi e manipolazione mentale, hanno stuzzicato la fantasia della regista Emilie Blichfeldt. “The ugly stepsister” mette in luce, per la prima volta al cinema, l’aspetto più macabro della favola di Cenerentola attraverso la visione del body horror.
The Ugly Stepsister è ben lontano dal mondo edulcorato e zeppo di canzoni dalla versione di Cenerentola di Charles Perraut, la storia della ragazza sfortunata bistrattata dalla matrigna e dalle sorellastre che ottiene la sua rivincita sposando il più bello e affascinante principe del reame dopo aver calzato una scarpetta di cristallo, ed entrata nell’immaginario collettivo grazie al classico di Walt Disney.

Le fiabe educative tramandate, spesso perdono particolari inquietanti e dai tratti horror; Cenerentola non fa eccezione e proprio questi macabri dettagli hanno ispirato The Ugly Stepsister: nella versione dei fratelli Grimm della fiaba, ad esempio, una delle sorellastre di Cenerentola si amputa le dita dei piedi e una parte del tallone per riuscire ad indossare la scarpetta di cristallo.
La regista norvegese Emilie Blichfeldt ci propone un tono decisamente cupo e disturbante, lo spettatore assiste all’esasperazione della correzione estetica (argomento molto attuale negli ultimi anni). Inserisce delle modifiche alla classica fiaba: Cenerentola prende il nome di Agnes (Thea Sofie Loch Naes) che non è proprio la fragile, educata e sottomessa pricipessa costretta a fare la sguattera; Il bel principe mostra atteggiamenti tutt’altro che consoni al suo rango.
“The ugly stepsister” Elvìra-la brutta sorellestra.
Elvìra (Lea Myren) è la protagonista della storia, la sorellastra sovrappeso e dal naso aquilino, l’ultima speranza della matrigna Rebekkah (Ane Dahl Torp) per risollevare la condizione sociale della famiglia dopo la dipartita del padre lascia moglie, figlia e figliastre senza un quattrino. La matrigna Rebekkah costringe la figlia Elvìra a trattamenti di chirurgia estetica non del tutto “consoni”. Rinoplastica con martello e scalpello e (rigorosamente) senza anestesia, Cura dimagrante a base di uova di vermi solitari (non adatta ai sensibili di stomaco).
Il mito della bellezza in “The ugly stepsister”
Negli ultimi anni il tema controverso della perfezione estetica è stato ripescato dal dimenticatoio anche grazie al sublime The Substance, si evince un desiderio di critica sferzante. In The Ugly Stepsister è una denuncia al mondo femminile (non così perfetto esattamente come quello maschile). Al Sundance Festival la regista Emilie Blichfeldt ha commentato:
“In un’epoca in cui la pressione sul corpo è un problema importante, spero che The ugly stepsister sia fonte di ispirazione e crei un nuovo linguaggio e una nuova comprensione”
In questa festa dell’orrido, della cattiveria e del cinismo la figura che rappresenta e sopporta il peso di tutto è sicuramente la rivelazione del cast Lea Myren ( non si può esattamente descrivere “ugly”) che ha convinto la regista sin dal provino ed ha soddisfatto le aspettative durante le riprese grazie alla sua forte dedizione, senza paura dello scomodo ruolo. Una “fisicità schietta dotata di tempi comici che incarna totalmente l’ingenuità e i sogni di Elvìra oltre alla sua paura e la sua follia”
Consigliato ai veri amanti del cinema fatto davvero di linguaggio attraverso inquadrature che sembravano passate di moda, non bisogna mai dimenticare che nel cinema sono importanti le modalità con cui si raccontano le storie oltre che le storie stesse.

