La serie tv All’s Fair, creata da Ryan Murphy e in streaming dal 4 novembre su Hulu e Disney+, non ha deluso le aspettative negative degli addetti ai lavori. Le scelte di avere un cast stellare, un guardaroba glamour e milioni di follower aKKaniti (KK sta per Kim Kardashian se non l’avete capito) non sono state in grado di arginare la pioggia, che dico la tempesta, ma neanche, direi la tsunami di critiche che l’infelice serie tv ha ricevuto già pochissime ore dopo il rilascio delle prime puntate.

Promessa e cast: un progetto da prima pagina
La serie tv All’s Fair, il cui cast include nomi importanti come Naomi Watts, Sarah Paulson, Glenn Close e Niecy Nash‑Betts, ci aveva promesso un dramma legale moderno tutto al femminile. Bene, grazie, ed ora nelle prossime righe vediamo subito cosa non funziona in questa prima frase.
Innanzitutto, c’era bisogno di un nuovo dramma legale? Titoli come The Good Wife, JAG – Avvocati in divisa e Law&Order hanno già fatto la storia del genere lasciando una dura eredità ai successori. In queste serie tv si può toccare con mano l’autenticità dei personaggi e un loro sviluppo credibile. La tensione propria del dramma è reale ed appassionante allo stesso tempo. Tutti elementi che ritengo siano carenti in All’s Fair.
Come se non bastasse bisognerebbe citofonare nelle rispettive abitazioni e chiedere a Naomi e Glenn…semplicemente…perché? Cosa vi ha spinto ad accettare il progetto? Siamo tutti d’accordo e pacifici che ad un certo punto della propria carriera ci si possa permettere di volare un po’ più basso, per puro divertimento e voglia di esplorare nuovi progetti (basti pensare a Robert De Niro che ha vissuto una seconda carriera dopo i successi della saga de Ti Presento i miei). Tuttavia, qui c’è ben poco da salvare oltre ad enorme problema di scrittura, vedi paragrafo seguente.

Tra qualunquismo e sfilate di moda
All’s Fair vanta la scrittura di Ryan Murphy: regista, produttore televisivo, sceneggiatore e produttore cinematografico che ci ha viziati con serie tv come Glee e American Horror Story dove la sceneggiatura non lasciava spazio a buchi di trama, ovvietà e dialoghi sterili. In All’s Fair, invece, sembra essere stati catapultati in una sagra della vanità accompagnata da un comizio qualunquista sul femminismo.
Alcuni critici l’hanno definita “un esperimento disastroso” e addirittura “una farsa televisiva”, come se non bastasse la produzione ha ottenuto punteggi impietosi su Rotten Tomatoes. L’ambientazione e i colori ricordano serie tv come Ugly Betty e lo stesso Glee in cui la connotazione narrativa era dichiaratamente pop e leggera, qui no. In All’s Fair, inoltre, avere un cast stellare e un grande autore non ha garantito la qualità perché la scrittura e la visione mancano di coerenza.

I critici contro Kim, ma i fan restano con lei
La produzione esecutiva di mamma e figlia del clan Kardashian lasciavano ben poco spazio ad un copione che era chiaro sin dal principio. In molti abbiamo cercato di non abbandonarci ai pregiudizi per dare una visione oggettiva del progetto che, tuttavia, è rovinosamente sprofondata in un “te l’avevo detto”. La strategia “star pop + evidenza mediatica” può generare attenzione, moltissima attenzione, e la visione certa dei primi 5 minuti del programma, ma non necessariamente qualità.
The Wrap ha definito l’interpretazione di Kim “rigida e poco autentica”, mentre The San Francisco Chronicle ha parlato di “un crimine contro la televisione”. Recensioni implacabili che, tuttavia, non hanno smosso la fanbase affezionata dell’influencer. Sui social migliaia di utenti hanno difeso la star, sostenendo che la serie “non è poi così male” e che le critiche eccessive riflettono più pregiudizi che qualità oggettive. La stessa Kardashian, protagonista di All’s Fair (non ho aggiunto “attrice” volutamente) ha deciso così di ridere sulle critiche.

Su Instagram, la star ha pubblicato una serie di foto dietro le quinte, accompagnate da una didascalia ironica:
“Avete già visto lo show più acclamato dell’anno?!? All’s Fair è in streaming su Hulu e Disney+.”
Un commento volutamente sarcastico che ha subito attirato migliaia di reazioni e ha trasformato un momento potenzialmente imbarazzante in un trend virale. Una mossa, dopo tutto, scontata e prevedibile dalla regina dei trend “trasformo gli scivoloni in milioni di dollari”.
The End
La serie All’s Fair aveva tutti gli ingredienti per essere un successo: produzione di alto profilo, cast potente, tema attuale. Invece, la reazione della critica l’ha accolta come un fallimento quasi unanime, puntando il dito su scrittura debole, recitazione imprecisa e tono confuso.
Tuttavia, la risposta del pubblico dimostra che la visibilità è sinonimo di successo, anche se forse per motivi opposti a quelli desiderati. Ogni recensione negativa ha finito per alimentare il dibattito sui social, spingendo molti spettatori a guardare la serie “solo per vedere se è davvero così terribile”. Un classico esempio di come la logica del marketing contemporaneo premi chi riesce a controllare il gioco.

