Una storia di famiglia che unsce due epoche, il passato che illumina il presente, un vero toccasana per lo spirito. I colori del tempo è il nuovo film di Cèdric Klapisch, una commedia malinconica che ha il sapore di una vera esperienza umana per lo spettatore.
Il cinema è denso di storie che ci fanno riflettere e che ci ispirano, per molti ha una funzione quasi terapeutica. I film aiutano a guardarsi dentro e ci spingono a cambiare il modo di vedere il mondo attorno, attraverso le storie -anche le più improbabili e fantasiose- che vediamo nei film possiamo imparare a conoscerci meglio. Empatizzare con un personaggio piuttosto che un altro serve a metterci in contatto con i nostri desideri e sentimenti più intimi, anche quelli che non osiamo dire a nessuno.
Cèdrick Klapisch ( L’appartamento spagnolo, Bambole Russe, Aria di Famiglia) non è nuovo a queste dinamiche umane, il suo stile ha riscontrato pareri positivi e con I colori del tempo riesce a dar sfogo alla sua capacità di utilizzare la memoria e il passato come due riflessi della stessa immagine : “il passato come specchio del presente“. Un cast davvero degno di nota formato da Suzanne Lindon, Abraham Wapler, Julia Piaton, Vincent Macaigne e Zinedine Soualem danno il giusto tocco intimo e leggero ad una vera e propria commedia drammatica.

I Colori del Tempo: un ponte tra passato e presente
Trenta sconosciuti scoprono di essere lontani parenti grazie ad una casa, abbandonata da molto tempo, lasciata in eredità. Quattro di loro, Seb (Abraham Wapler), Abdel (Zinedine Soualem), Céline e Guy (Julia Piaton e Vincent Macaigne), sono stati incaricati di occuparsi della suddivisione dell’eredità fra i cugini.
Cercando tra gli oggetti e i ricordi della casa scopriranno l’enigmatica figura di Adèle (Suzanne Lindon), una loro antenata che lasciò giovanissima la Normandia per stabilirsi a Parigi nel 1895, una Parigi viva nel pieno fermento dato dalla rivoluzione industriale, artistica e culturale di quel tempo.
Tra vecchi oggetti, lettere e fotografie, la casa si rivela un forziere di segreti e tesori nascosti; questi lontani cugini, apparentemente estranei tra loro, si ritrovano a condividere luoghi, ricordi e tracce di un passato familiare dimenticato che li porterà ad interrogarsi sulle proprie radici e identità.
Attraverso il confronto tra il loro presente e il 1895, periodo della nascita della fotografia e dell’Illuminismo, i protagonisti metteranno in discussione ideali, relazioni e visioni del futuro.

La chiave di lettura di “I Colori del tempo”
Cèdrick Klapisch utilizza le immagini per raccontare la sua visione sull’importanza di determinare il futuro attraverso il passato riflesso nel presente, comprendere il passato è fondamentale per costruire il futuro, l’impatto che le scelte di personaggi del passato riflettono sul presente, il ruolo fondamentale dell’arte come fotografia e pittura per rendere il passato duraturo nel tempo, il parallelismo tra aspirazioni e sfide nella vita di giovani in epoche diverse.
Senza ovviamente dimenticare le radici rappresentate dalla famiglia, il vero punto fermo che ci permette di capire davvero chi siamo. L’identità familiare diventa un vero e proprio archivio che mette in relazione passato e presente attuando un confronto generazionale, I colori del tempo mostra come le persone, in epoche differenti, affrontano le diverse tappe della vita.

I messaggi dietro “I colori del tempo”
Il titolo originale francese La venue de l’avenir è foneticamente simile a L’avenue de l’avenir (“Il viale del futuro”) che fa riferimento alle strade illuminate di Parigi, un’immagine simbolica dei cambiamenti del 1895; mentre il titolo italiano I colori del tempo è un riferimento all’Impressionismo, questo movimento artistico ha cambiato drasticamente il modo di percepire l’arte e ha influenzato molto la produzione del film.
I colori del tempo uscirà nelle sale italiane questo 13 novembre, si potrebbe usare migliaia di parole per descrivere questo film ma nessuna sarà mai abbastanza convincente per convincere a regalarvi questo viaggio attraverso la parte più intima dell’anima. L’unica cosa fattibile è andarlo a vedere.

