Robert Eggers reinventa il mito del lupo mannaro con Werwulf: un horror medievale tra lingua antica, folklore e superstizione. L’uscita è prevista proprio per il Natale del prossimo anno, ma questa scelta ha una motivazione di fondo.
Il cinema ha sempre raccontato i lupi mannari fin dai suoi esordi, trasformando il mito in intrattenimento e, talvolta, in un ossessione visiva tramandata da generazione in generazione. Da sempre queste creature, metà uomo e metà bestia, attirano i registi spingendoli a scavare a fondo tra superstizioni antiche e riti oscuri: costantemente alla ricerca della pellicola perfetta.
Il mito del lupo mannaro ha preso varie forme, diverse tra loro, sul grande schermo: nel recente The Wolf Man, la creatura torna come un mostro primordiale e tragico; nella Twilight Saga diventa un essere sovrannaturale alla dimensione romantica e tribale; mentre in Harry Potter e Il Prigioniero di Azkaban, il licantropo, assume toni più drammatici e simbolici.
Queste sono solo tre semplici visioni lontanissime tra loro, ma tanto basta per far capire, però, quanto questa creature sia capace di adattarsi ad ogni epoca e tono narrativo.
Sembra, infatti, che Robert Eggers questo l’abbia compreso a pieno e, attualmente, sia a lavoro per costruire un film che stravolgerà totalmente questo mito, rendendolo più reale, palpabile ed immersivo possibile. Il titolo è Werwulf, e già questa parola indica la sua intenzione.
Al momento la trama ufficiale è avvolta nel mistero, ma è stato anticipato che la storia prenderà forma nella cupa Inghilterra del tardo medioevo. Probabilmente, collocata intorno al XIII secolo.
Nel luglio di quest’anno è stato confermato Aaron Taylor-Johnson come protagonista principale, mentre, seppur non si conoscano ancora i ruoli, ci sarà la partecipazione di Lily-Rose Depp, del celebre Willem Dafoe e di Ralph Ineson.
Ci troviamo davanti a un caso curioso: un film quasi muto nelle informazioni principali ma rumorosissimo nell’hype. Come è possibile allora?
Ecco, dunque, perché Werwulf continua ad attirare così tanta curiosità, anche senza trama o ruoli definiti.
Epoca storica e un linguaggio che immerge lo spettatore
Come anticipato la narrazione avrà luogo in un periodo storico non di poco conto, il tardo medioevo, ma la scelta non è fine a se stessa.
Oltre un’ambientazione cupa, in cui la brutalità del periodo filtra quasi senza che ce ne accorgiamo, l’elemento distintivo principale è nella scelta linguistica adottata dalla narrazione che è quella dell’inglese antico, la lingua realmente parlata in quell’epoca.
Non è un caso infatti che il titolo Werwulf affondi le radici proprio in quell’idioma: Wer significa “uomo” e Wulf “lupo”. Un dettaglio non di poco conto che già annuncia l’intenzione di Eggers di discostarsi dal più prevedibile Wolfman e ancorare, quindi, il film a una tradizione linguistica più antica.
Si tratta di una scelta rischiosa. Non è la prima volta che i registi sperimentino un linguaggio autentico per un epoca storica e, mentre da un lato potrebbe affascinare e rendere più immersiva e suggestiva la trama permettendo di apprezzare l’audacia artistica, dall’altra potrebbe allontanare il pubblico più mainstream, meno incline a confrontarsi con un linguaggio narrativo cosi distante.
Il mito che viene riportato alle origini
Un altro dettaglio che emerge e quello di una rilettura del mito del lupo mannaro, lontano dalle versioni moderne ormai viste più volte sul grande schermo.
Nell’epoca medievale, la licantropia, simboleggiava la violenza interiore, di peccato e di punizione divina. Un mostro che l’essere umano temeva di essere davvero. Un concetto distante dal genere moderno che tende sempre al clichè, trasformando il lupo mannaro in una cultura pop.
Werwulf potrebbe quindi ritrasformare il mito, ristabilendogli la sua ancestralità perduta e riportandolo alla sua natura più feroce e disturbante.
Un horror sotto l’albero
La scelta di far uscire questa produzione nel Natale 2026 non è causale: in pieno periodo natalizio il film si posiziona in netto contrasto con le tipiche commedie e storie con un tema festivo.
Una provocazione che che gioca sia su un livello commerciale, attirando l’attenzione sfruttando il calendario festivo, e narrativo, sottolineando la brutalità e il terrore in un periodo simbolo di gioia e di festa. Il Natale dunque diventa cosi uno specchio ancora più inquietante per la ferocia del lupo mannaro.
Sarà un Cult o un film di nicchia?
Werwulf, in conclusione ha tutte le carte in tavola per conquistare il cuore dei cinefili. La combinazione di storia, folklore e un’estetica visiva crea senza dubbio un’esperienza che rimane nella mente.
Gli appassionati di horror storico, e chi ama le pellicole audaci stanno già osservando con attenzione questo progetto. Solo l’uscita del prossimo anno potrà dare risposta a questa domanda: sarà un nuovo cult o un l’ennesimo film di nicchia per pochi appassionati?

