Stanley Kubrick non ha mai avuto paura di turbare. Il suo capolavoro del 1971, Arancia Meccanica, è tornato al centro dell’attenzione: il film torna nei cinema italiani e ci sfida ancora una volta con i suoi temi provocatori. Ma perché rivederlo oggi? Dove sarà proiettato? E cosa ci dice, oggi, un’opera che parla di violenza, controllo e libertà individuale?
Jl film torna al cinema in diverse date e città italiane nell’autunno 2025. Non si tratta di una distribuzione nazionale uniforme, ma di una serie di proiezioni-evento organizzate da rassegne, circuiti d’essai e cinema indipendenti.
L’uscita è prevista anche nel circuito UCI Cinemas come parte della rassegna “Grandi Registi”, ma la programmazione può variare da città a città. Consigliamo di verificare sui portali come Stardust.it o sui siti dei cinema locali per date e orari aggiornati.
Alla sua uscita nel 1972 in Italia, fu accolto da scandali e censure. Vietato ai minori di 18 anni (divieto abbassato solo nel 1998), il film fu accusato di incitare alla violenza per le sue scene disturbanti, come lo stupro sulle note di Singin’ in the Rain.
Ma Kubrick aveva un obiettivo preciso: criticare la violenza istituzionalizzata e mostrare come il sistema, nel tentativo di rieducare, possa distruggere l’individualità. Il film divenne oggetto di studio per sociologi, psicologi, critici e cinefili.
In un mondo dove la violenza è ormai parte dello spettacolo quotidiano, Arancia Meccanica continua a scioccare non per ciò che mostra, ma per ciò che denuncia: un sistema che usa la violenza per imporre ordine, etica, disciplina.
La pellicola ci pone una domanda scomoda: è peggiore la violenza dell’individuo o quella dello Stato che pretende di “curarlo”? Oggi, dove il linguaggio è controllato, i comportamenti premiati o penalizzati da algoritmi e media, la critica alla manipolazione mentale appare quanto mai attuale.
Il film ci ricorda, anche oggi, che l’assenza di scelta rende l’essere umano meno che umano. La libertà, anche di sbagliare, è parte fondamentale dell’essere individuo.
In un’epoca di remake e franchise infiniti, tornare a film come Arancia Meccanica è un atto quasi rivoluzionario: non solo nostalgia, ma esercizio di pensiero critico.
Come Pulp Fiction, anche Arancia Meccanica ha ridefinito il cinema: il primo con una narrazione frammentata, personaggi borderline e citazioni pop; il secondo con una visione distopica, una regia spietata e una morale spiazzante.
Entrambi ci pongono di fronte a scelte morali ambigue, esibendo la violenza come parte di una struttura sociale da decostruire. Non a caso, sono tra i film più studiati e proiettati nelle rassegne di cinema contemporaneo.
Rivedere un film di tale spessore al cinema è più che recuperare un classico. È un viaggio disturbante dentro la psiche, un atto di consapevolezza. In tempi dove la violenza è anestetizzata e il controllo camuffato da progresso, serve più che mai uno sguardo lucido, feroce e disturbante come quello di Kubrick.
In fondo, come diceva Alex: “Ho visto il male e il male era me stesso”. È questo che il cinema deve fare: non consolare, ma disturbare.
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