Springsteen: Liberami dal Nulla – L’atteso Film con Jeremy Allen White

Per la prima volta in oltre 50 anni di carriera, Bruce Springsteen si racconta sul grande schermo nel film Springsteen: Liberami dal Nulla, diretto da Scott Cooper.
Un’opera profonda e personale, che esplora gli anni più fragili e introspettivi della vita del cantautore americano. Gli anni in cui ha composto il suo album più autentico, vulnerabile e personale: Nebraska.
Uno degli album più importanti di Springsteen, considerato da molti una pietra miliare del rock americano. Un disco scarno, intimo, registrato in casa con un semplice registratore a cassette, di cui rimasero inedite 8 tracce che, l’anno successive, diedero vita al famigerato Born in the U.S.A..
Il significato di Nebraska: la forza del silenzio
Per capire a pieno il film, non possiamo non immergerci nell’essenza dell’album che ha fatto da genesi al progetto. Nebraska, pubblicato nel 1982, è un album che rompe con gli standard commerciali dell’epoca. Lo stesso Springsteen ha sempre dichiarato di non dare importanza all’aspetto commerciale, non è il suo compito, ne obiettivo.
Nebraska è un disco spoglio, registrato con mezzi rudimentali, che riflette la crisi esistenziale di un artista che ha scelto di isolarsi per potersi esprimere. Non c’è la band, nonostante i successivi tentativi di inserirla. Non ci sono gli inni rock a cui ci ha abituati. Solo voce, chitarra e verità.
Nel film, questa dimensione viene portata sullo schermo con grande sensibilità. Springsteen non viene glorificato, ma mostrato nel suo lato più umano. È questa la forza di Springsteen: Liberami dal Nulla: raccontare non la star, ma l’uomo.

Riflessioni su musica e vulnerabilità
“Non so se sia questione di coraggio. Sono stati gli anni in cui sono passato attraverso una transizione, per la mia salute mentale e per la mia vita in generale. Nebraska è uno dei miei album preferiti, non è un disco normale. Volevamo dare più dramma e più musica al mio personaggio”.
Così Bruce Springsteen, ospite ieri sera di Fabio Fazio a Che a tempo che Fa, per presentare il film Springsteen: Liberami dal Nulla, giustifica la scelta di raccontare proprio quegli anni, dal 1981 al 1983.
Un periodo in cui ha esplorato e fatto convivere amore per la musica, riflessioni sulla vita e solitudine. Il film non è un semplice documentario o biopic, ma un’opera che indaga l’identità dell’artista attraverso la musica, offrendo uno sguardo autentico sulla sua vulnerabilità e sulla forza emotiva che ne è scaturita.

Jeremy Allen White: un casting azzeccato
A raccogliere la sfida di interpretare in questo film un personaggio così iconico, e sorprendentemente complesso, è Jeremy Allen White. Un casting molto furbo e che ci piace.
Jeremy, infatti, si è fatto notare per la sua intensa performance nella serie The Bear. Quindi un attore perfettamente in linea con il tono emotivo che Bruce ha voluto imprimere alla pellicola.
White, con la sua capacità di esprimere emozioni represse, profonde e particolarmente toccanti, riuscirà sicuramente a dare corpo a un Bruce giovane, fragile, ma pieno di idee.

“Non è stato facile. Tutti hanno un’idea di Bruce. È una persona idealizzata. Io ho cercato di capire chi fosse davvero, a 31 anni, quando la sua carriera stava cambiando e lui con essa. Ho dovuto imparare a cantare, a suonare un po’ di chitarra, ma soprattutto a entrare nella sua testa. Sentivo una grande responsabilità“.
Con queste parole, Jeremy Allen White ha raccontato a Fazio il processo di immedesimazione nel personaggio: non imitativo, ma empatico.
Non si è trattato solo di replicare un’icona, ma di comprenderne le emozioni più profonde e reinventarlo alla sua maniera per dargli il rispetto che merita.
Tuttavia, per quanto siamo tutti estremamente affascinati dall’attore, è sicuramente Springsteen il capostipite del progetto, colui che ruba la scena al vero attore protagonista. Il cuore pulsante di un film che è molto più di un biopic o di un documentario.
Il paragone con Bohemian Rhapsody (2019) e Rocketman (2019) ci sarà, sarà scontato. Tuttavia, credo che questa volta saremo stupiti da un’opera tutt’altro che pop, ma piena di conflitto interiore e forza.
Non sarà la performance dell’attore ad incuriosirci, ma i cosa e il come verrà raccontato. Non sarà un film ideato per osannare la vita e la carriera di un’artista, quanto più il mezzo dell’artista stesso per raccontare la sua verità. A modo suo. Attraverso la sua musa, la musica, questa volta volta trasportata sul grande schermo.

Un’opera che va oltre il cinema
In sostanza, non si tratta di un film che celebra la vita del Boss, ma di un’opera che utilizza la sua arte per raccontare una storia personale, intima e complessa.
Al centro non c’è la leggenda, ma l’uomo. È la necessità di Bruce di redimersi e raccontare la potenza curatrice della musica. Uno sguardo prezioso sull’intimità di un’artista, ciò che non viene mostrato dagli obiettivi patinati dell’industria. Ciò che accade quando le luci si spengono.
Springsteen: Liberami dal Nulla, in uscita il 23 ottobre, è un viaggio profondo nell’anima del Boss e nel significato più autentico della sua musica. Un’invito a guardare dentro noi stesso, senza paura, ma speranza.