Bugonia è il quarto “gioiello” del sodalizio Lanthimos-Stone, dopo il successo di Povere Creature, La Favorita e Kinds of Kindness, il regista visionario greco dirige un’opera che spezza le etichette assottigliando sempre di più il confine tra i generi.
Tra satira, black humor e fantascienza paranoica: il climax di Bugonia è influenzato da questi stili, una affermazione di Lanthimos che non tende mai a raccontare una sola storia ma molti riflessi di essa. Bugonia è contemporaneamente ambiguo e inquietante, riesce a raccontare con situazioni estreme al limite dell’assurdo sulla sfiducia e il complottismo che negli ultimi tempi ha preso la forma di un credo religioso.
La follia figlia del nostro tempo
La storia ruota attorno a due cugini che rapiscono la CEO di una multinazionale credendola una aliena con l’intento di distruggere l’umanità. Tre sono i personaggi che formano il nucleo di Bugonia: Teddy (Jessie Plemons) è un apicoltore ossessionato dal collasso delle api e che ha alle spalle un passato pieno di cicatrici ancora aperte, un uomo fanatico ma ferito.
Teddy è affiancato dal cugino Don (Aidan Delbis) caratterialmente diverso da lui che viene trascinato nel mondo delirante del cugino più per solidarietà familiare che per reale fede complottista, la sua esitazione e il suo scetticismo danno vita a momenti comici ma in realtà è un riflesso degli spettatori che assistono alla proiezione (un vero e proprio crollo ideologico della quarta parete nel cinema senza l’ausilio del lookincam).
Il terzo personaggio principale è il freddo e ambiguo potere contemporaneo, Michelle (Emma Stone) è una donna di successo che per i due rapitori è il volto del capitalismo disumano e mostruoso che minaccia la vita della gente comune.

Bugonia è una riflessione sul clima di sfiducia e sospetto che aleggia nella società contemporanea attraverso horror, humor grottesco con improvvisi e violenti cambi di direzione che esaltano la capacità di Lanthimos di destreggiarsi su diversi livelli di emozioni. Una ambientazione distopica ma non tanto futura come crediamo.
La ricerca di un colpevole
L’anima di Bugonia nasce dal bisogno dell’uomo di trovare un colpevole per trovare la forza di sopportare il caos del momento che vive, Teddy è un apicolotore e rappresenta un riferimento alle paure ecologiche reali che si tramutano in ossessione e quindi in battaglie deliranti contro il “nemico”.

Michelle rappresenta l’ansia collettiva verso i “poteri forti”, l’élite imprenditoriale immersa nella politica. Non risulterà difficile trovare i riferimenti alle teorie negazioniste come QAnon, derive complottiste che hanno segnato l’ultimo decennio. Bugonia è la quarta pietra miliare del percorso di Yorgos Lanthimos che, attraverso un cinema multi-genere, trae divertimento nel trasformare le nostre paure in quadri disturbanti ai quali non possiamo rinunciare.
Le origini
Bugonia è in realtà un remake del lungometraggio sudcoreano del 2003 Save the green planet (Jigureul jikyeora!) in cui il giovane Lee Byeong-gu si convince che un potente idustriale sia in realtà un alieno mandato sulla Terra in preparazione ad una invasione.
Il film ha ricevuto una accoglienza inizialmente controversa a causa dei toni e dei temi ( da non sottovalutare che è uscito vent’anni fa) è stato successivamente riconosciuto come un dei lavori più audaci del New Corean Cinema.

“La distopia del film riflette il mondo reale. L’umanità deve scegliere la strada giusta, altrimenti non so quanto tempo ci resta”
Il remake è stato presentato alla 82° edizione Mostra del cinema di Venezia e distribuito nelle sale italiane dal 23 ottobre dalla Universal. Numerose sono state le critiche positive che affermano la buona riuscita di Lanthimos nell’intento di confezionare un’opera fedele alle sue intenzioni, un prodotto che sviscera l’uomo, la menzogna e l’abbandono dell’umanità.

