Cattivi dentro: il successo dei protagonisti moralmente discutibili

Non ci fidiamo più degli eroi. Forse perché non ci somigliano, o perché il mondo non offre più spazio a chi è davvero “buono”. Negli ultimi decenni, cinema e serie TV hanno abbandonato l’idea del protagonista impeccabile per abbracciare personaggi contraddittori, pieni di debolezze e colpe. Figure che sbagliano, mentono, feriscono ma che, proprio per questo, ci sembrano più umane.
L’anti-eroe è la creatura perfetta per raccontare un’epoca confusa: non salva il mondo, ma cerca disperatamente di salvarsi da sé. Dalla brutalità ironica di Tony Soprano alla malinconia esistenziale di BoJack Horseman, l’anti-eroe diventa lo specchio delle nostre fragilità, dei nostri desideri e della nostra incapacità di cambiare.

L’anti-eroe nasce dalla crisi del mito

Dexter Morgan (Dexter)

Alla fine degli anni ’90, con I Soprano, la televisione rompe il tabù dell’eroe positivo. Tony non è un cavaliere, ma un boss mafioso che va dallo psicologo per gestire i suoi attacchi di panico. La sua violenza convive con la fragilità, la brutalità con l’ironia. È l’inizio di una nuova era: quella in cui i protagonisti non devono essere amati, ma compresi.
Da lì in poi arrivano Don Draper (Mad Men), Walter White (Breaking Bad), Dexter Morgan (Dexter), ciascuno portatore di un diverso tipo di rovina morale. L’anti-eroe incarna la disillusione del XXI secolo: la caduta dell’ottimismo americano e la crisi dell’identità maschile.

BoJack Horseman e la disillusione totale

BoJack Horseman

Con BoJack Horseman (2014–2020), l’anti-eroe raggiunge la piena consapevolezza di sé — e del proprio fallimento. BoJack non è solo un ex attore alcolizzato e narcisista, ma un simbolo di un’epoca in cui il successo non basta più a riempire il vuoto. La serie animata, con il suo umorismo nero e la sua lucidità psicologica, smaschera il mito della redenzione.
A differenza di Tony o Walter, BoJack non cerca potere o gloria: cerca di capire se può ancora essere una persona decente, pur sapendo di non esserlo mai davvero.

L’anti-eroe oggi: umanità e vulnerabilità

Rue Bennet (Euphoria)

Oggi l’anti-eroe non è più solo maschio, bianco e cinico. Personaggi come Villanelle (Killing Eve) o Rue Bennett (Euphoria) portano nuove sfumature di complessità: non si tratta più solo di ribellione o potere, ma di sopravvivenza emotiva. La nuova frontiera dell’anti-eroe è la vulnerabilità, la capacità di mostrarsi fallibili senza perdere fascino narrativo.

Conclusione

Dalla psicanalisi di Tony Soprano al nichilismo ironico di BoJack Horseman, l’anti-eroe è diventato la voce più sincera della contemporaneità. Non perché ci insegni a essere migliori, ma perché ci mostra — con spietata onestà – quanto sia difficile esserlo.

Federico Chiarenza

Scrivere, per me, è il modo più naturale di trasformare le passioni in qualcosa che arrivi agli altri: recensioni, approfondimenti, news, teorie e tutto ciò che ruota attorno a ciò che rende il cinema (e il mondo nerd) un posto in cui perdersi. Se un argomento mi accende, puoi star certo che gli dedicherò parole, cuore e un bel po’ di entusiasmo.