Se c’è una cosa che fa storcere il naso a molti appassionati di cinema, è l’uscita di un sequel di un cult a distanza di decenni. Anche gli addetti ai lavori accolgono spesso con diffidenza questi ritorni, temendo che si tratti di una semplice operazione commerciale, fatta per sfruttare la nostalgia e riempire il botteghino nel primo weekend di uscita. In questi casi, il rischio è ritrovarsi con un film che non solo non eguaglia l’originale, ma ne infanga anche la memoria.
Eppure, in alcuni casi rari, questi sequel tardivi non solo sono riusciti a rispettare l’eredità del film che li ha preceduti, ma addirittura a espanderne la portata emotiva e narrativa. Questi cinque sequel dimostrano che un grande ritorno è possibile. Quando c’è una visione registica forte, un rispetto autentico per l’originale e una volontà di raccontare qualcosa di nuovo, anche un sequel può diventare un capolavoro moderno.
Ecco i 5 sequel cinematografici che hanno superato le aspettative, usciti a più di 20 anni di distanza dall’originale, conquistando pubblico e critica.

1. Top Gun: Maverick – Il ritorno vincente del sequel a distanza di 36 anni
Uscito nelle sale 36 anni dopo “Top Gun” (1986) è uno dei casi più eclatanti di sequel cinematografico di successo. Tom Cruise ritorna nel ruolo di Pete “Maverick” Mitchell, un personaggio che sembra non essere mai uscito dalla sua pelle (no, non è questo il momento di parlare dei ruoli più o meno simili che interpreta solitamente. Perché questo è un cult, ci piace, e ci sta bene così!). La trama strizza l’occhio al predecessore, ma si distingue per una regia moderna decisa ad eliminare il romanticismo che, oltre alle acrobazie, avevano reso celebre il primo capitolo. La regia e un casting stellare, che include Ed Harris (date un Oscar a quest’uomo vi prego!), Jennifer Connelly, Val Kilmer e Miles Teller, rendono “Top Gun: Maverick” un vero fenomeno. Con oltre 1 miliardo di dollari d’incassi, è uno dei sequel più apprezzati e redditizi di sempre.

2. Blade Runner 2049: Un sequel epico che non teme il confronto
E qui sono pezzi ‘e core per me. Fare un seguito del capolavoro di Ridley Scott era un’impresa rischiosa. Titanica. Eppure Denis Villeneuve ha dimostrato di avere coraggio e di avere ben chiaro cosa stava facendo. Questo sequel visivamente epico e narrativamente profondo ha rispettato la tradizione del film originale, pur dando una nuova dimensione all’universo originale. Le immagini e la fotografia sono evocative con due attori protagonisti, Ryan Gosling e Harrison Ford, in sintonia perfetta. Questo film si è guadagnato di diritto un posto d’onore nella storia del cinema di fantascienza, anche se non ha raggiunto risultati sufficienti al botteghino (non ha neanche raggiunto il punto di pareggio). Lo stesso Scott sostiene che il film sia troppo lungo e lento e questo mi fa sorgere una domanda spontanea: perché avete così tanta paura dei film lenti? Rilassatevi. Concedetevi di passare 2,3 o persino 4 ore in un mondo parallelo, dove la vita vera si ferma e potete sognare ad occhi aperti. Smettetela di drogarvi di super eroi ed esplosioni. In sostanza: godetevi il viaggio e smettete di correre.

3. Mad Max: Fury Road. Il sequel che ridefinisce il cinema d’azione
A 30 anni dal precedente capitolo, Mad Max – Oltre la sfera del tuono (1985), George Miller ha reinventato la sua saga post-apocalittica con Mad Max: Fury Road. Questo film è un mix di reboot, sequel e reinvenzione, con un’azione frenetica e visivamente potente. Doveroso sottolinearvi subito che non si tratta di un film per deboli di stomaco, ma per chi ama l’adrenalina, Fury Road è pura potenza visiva. Tom Hardy eredita il ruolo di Max da Mel Gibson, ma è Charlize Theron nel ruolo di Furiosa a rubare la scena. Fury Road ha sbancato al botteghino e agli Oscar, vincendo 5 statuette su 10 nomination, dimostrando che il cinema d’azione può essere anche innovativo, riflessivo e capace di trattare temi socialmente rilevanti.

4. Doctor Sleep: il sequel horror che onora Kubrick e King
Doctor Sleep (2019), il sequel di Shining (1980), arriva ben 39 anni dopo l’originale. Si tratta del sequel di uno degli horror più iconici di sempre. Un compito più che arduo, ma Mike Flanagan, regista specializzato nell’horror, è riuscito nell’impresa. Il film è un abile mix di fedeltà al romanzo di Stephen King (cosa che non era accaduta con l’originale che fece arrabbiare non poco lo stesso King) e omaggio doveroso, ma rispettoso, al film di Stanley Kubrick. Il sequel riesce a mantenere la stessa tensione e inquietudine. Un horror psicologico adulto e rispettoso dell’ingombrantissima eredità. Ewan McGregor interpreta un Danny Torrance segnato dal trauma del passato, ma anche pronto a combattere contro forze oscure. Un sequel che non si incasella nella nostalgia, ma che costruisce un universo narrativo proprio, merito della regia di Flanagan e della forte interpretazione di McGregor.

5. Il colore dei soldi: 25 anni dopo Lo spaccone, il sequel che sorprende
Un sequel inaspettato ma straordinario, firmato da Martin Scorsese. Arrivato 25 anni esatti dopo Lo Spaccone (1961) ci regala una delle migliori interpretazioni della carriera di Paul Newman, tanto da concedergli il suo primo e unico Oscar come Miglior Attore Protagonista. Questo sequel è un dramma sul tempo che passa, l’orgoglio e il riscatto. Una vera perla squisitamente anni ’80.
Ad affiancare Newman troviamo un giovane Tom Cruise in uno dei suoi primi ruoli da protagonista (si, è sempre un ruolo da sbruffone e borioso). Scorsese si è mosso alla regia con una facilità disarmante, quasi che sembra averlo girato ad occhi chiusi regalandoci un cocktail di disillusione, fragilità, desiderio e avidità. Un film dove i ruoli si invertono e camminano parallelamente durante tutto il film. Non c’è redenzione, come invece si può pensare, dai fatti del primo film, ma c’è pura ambizione e voglia di dominare. Il film è un proseguo, si, ma è anche uno scorcio nascosto dell’America degli anni ’80 che gli è valso il successo di critica e botteghino.

+1 Twin Peaks: The Return (2017)
Non posso parlare di sequel senza menzionare Twin Peaks: The Return (2017). Siamo nell’universo della serie tv, ma con David Lynch non possiamo neanche parlare di categorie. Lui ne è sempre stato al di sopra. La sua è una categoria a parte.
L’annuncio del progetto è avvenuto tramite social e ha mandato in visibilio tutti quanti perché Laura Palmer (sfortunata protagonista della serie) ha mantenuto la sua promessa: ci rivedremo tra 25 anni.
Il ritorno della serie cult di David Lynch non è solo un sequel degno del nome, ma un riscatto personale del regista. La serie originale, seppur divenuta un cult intramontabile, era sfuggita al suo totale controllo e molti misteri e compagini erano rimasti in sospeso. Con questa nuova opera Lynch non è stato solo in grado di mantenere intatta l’essenza del mistero, della follia e del surreale che hanno caratterizzato la prima serie, ma ha portato la narrazione su un nuovo livello. Credetemi, non è una serie facile. Va rivista, rivista e rivista. Ad un certo punto vi chiederete “ma cosa sto guardando?”, ma è questo il bello. Le chiavi di lettura, come per praticamente tutte le opere di Lynch, sono molteplici e nessuna sembra trovare riscontro seppur dotate di fondamento. Qui l’assurdo è esasperatamente assurdo e non credo ci si debba approcciare alla visione di tali opere con razionalità, quanto semmai con un filo di follia.
Concludendo, questi sequel hanno saputo far rivivere storie amate, apportando qualcosa di nuovo senza tradire l’essenza degli originali. In un panorama cinematografico che spesso si aggrappa alla nostalgia, questi film sono riusciti a dimostrare che un grande sequel non è solo un’operazione commerciale, ma può essere anche una proposta artistica di valore.