Il macellaio di Plainfield: la vera storia di Ed Gein che i film non raccontano

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Halloween si avvicina e allora perché non entrare nella casa di Ed Gein? Non pensate di entrare in una scena del crimine, ma immaginate di oltrepassare un confine invisibile. Un luogo in cui la morte ha messo radici… dove il silenzio sa di carne e memoria. Quando si parla di Ed Gein, meglio noto come il Macellaio di Plainfield, si tende a pensare subito ai personaggi ispirati dalla sua storia: Norman Bates, Leatherface, Buffalo Bill, ma Ed Gein era molto più di un personaggio da horror. Era un uomo reale, fragile, ossessionato, spezzato. La sua vera storia è ben più oscura di qualsiasi sceneggiatura.

L’inizio: un bambino “protetto”della madre

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La casa di Ed Gein

Immaginate una casa sperduta nel Wisconsin, negli anni ‘30. Una fattoria isolata, immersa nel nulla, dove il vento porta soltanto silenzio e polvere. Lì viveva Ed, insieme alla madre Augusta, una donna austera, fanatica religiosa, convinta che il mondo fosse popolato da peccatori, soprattutto se si parlava di donne.

Augusta leggeva ad alta voce i passi della Bibbia mentre preparava la cena denunciando il peccato, il corpo, il desiderio. Per Ed, non c’era salvezza al di fuori di lei. Non c’era donna degna di amore. Non c’era mondo oltre le mura di quella casa. Quando Augusta morì nel 1945, qualcosa si ruppe definitivamente. Ed rimase solo, ma non era pronto a lasciarla andare. Sigillò la stanza della madre, lasciandola intatta, come un santuario, mentre il resto della casa cadde in rovina.

Una casa che parla di morte

Quando la polizia entrò nella casa di Ed Gein nel 1957, lo fece cercando una donna scomparsa: Bernice Worden. Ma quello che trovarono era qualcosa che neppure gli agenti più esperti avrebbero mai dimenticato: maschere fatte con volti umani, una cintura composta da capezzoli, paralumi di pelle, teschi usati come ciotole, un “abito” cucito con pelle femminile, creato per essere indossato. E Bernice? Fu trovata appesa per i piedi in un capanno, eviscerata come un animale da macello. Da quel giorno, Ed Gein non fu più solo un nome, diventò il “Macellaio di Plainfield”.

I film tacciono i dettagli più scomodi

Nel tempo, la storia di Ed Gein è diventata materiale da film. Ma qualcosa è sempre mancato… In Psycho, Norman Bates uccide spinto dal complesso di Edipo. In Non aprite quella porta, Leatherface indossa maschere di pelle. In Il silenzio degli innocenti, Buffalo Bill costruisce un abito con pelle di donne.

In nessuno di questi film si trova peró la vera essenza della follia di Gein. Non si parla della necrofilia, della sua meticolosità nel riesumare cadaveri da cimiteri locali, non si mostra il rituale quotidiano con cui Gein cercava di rievocare la madre attraverso la pelle altrui.

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La madre, il corpo, la trasformazione

Per Ed, i cadaveri non erano corpi morti, erano contenitori. Occasioni di trasformazione. Non uccideva per sadismo, ma per bisogno, un bisogno infantile, morboso, patologico per rivivere la presenza materna. Indossare la pelle delle donne riesumate, cucita come un costume, non era solo una perversione, ma il voler diventare sua madre. Questa è la parte che quasi nessun film osa toccare,  perché non si tratta solo di sangue, ma di identità. Una mente che ha confuso amore, ossessione e morte fino a fonderli tutti assieme.

Gein non era un mostro da copione. Era qualcosa di peggio

Nel cinema, i “mostri” uccidono per gusto, fanno paura, ma restano irreali. Ed Gein no, lui era reale, più vicino a noi di quanto vorremmo credere. Non era particolarmente forte, non era carismatico e neppure particolarmente intelligente. Era solo rotto, incapace di separarsi da ciò che aveva perduto. Eppure, ogni volta che Hollywood racconta la sua storia, lo trasforma in qualcosa di diverso. Più semplice, più digeribile, come se la verità dovesse essere filtrata per non disgustare troppo.

Il Macellaio di Plainfield: l’ombra del mito

Il Macellaio di Plainfield continua a vivere nei film, nelle serie, nei podcast true crime, ma raramente ci si ferma a pensare chi fosse davvero Ed Gein. Mentre scorrono i titoli di coda dei film che si sono ispirati a lui, resta una domanda sospesa: cos’è più inquietante la finzione… o la verità che abbiamo deciso di non guardare? Perchè la finzione ci rassicura, la verità, invece, ci riconosce.