Pochi film sono riusciti a plasmare l’immaginario collettivo come Inception. Un’opera onirica e visionaria partorita dalla mente innovatrice di Christopher Nolan, che approccia ogni genere cinematografico rivoluzionandone le regole e i canoni. Così come ha fatto nel 2014 per Interstellar, nel 2010 rielabora il genere action thriller destrutturandolo con una sceneggiatura surreale dagli intrecci emotivi complessi.
Nell’universo di Nolan, la violenza e l’amore vengono sublimati e si manifestano nella loro potenza nel mondo onirico dei sogni. Un mondo in cui le informazioni vengono manipolate all’interno della mente delle persone, con agenti speciali che manipolano il mondo della finanza globale agendo a livello inconscio.
Contro Hollywood

Nolan è riuscito a conquistare Hollywood andando contro il concetto tradizionale di blockbuster, che hanno sempre privilegiato l’accessibilità e la semplicità, rifiutando una linearità narrativa, riuscendo a conquistare non solo la critica specializzata grazie alle sue trame contorte e articolate, ma anche il grande pubblico.
Inception è probabilmente tra i film più cerebrali di Nolan, un film che sfida le regole e i canoni stessi di Hollywood, perché riesce mettere insieme spettacolo puro, idee complesse e un’emozione autentica, senza che nessuno di questi elementi soffochi l’altro. Un film che ancora oggi fa discutere e speculare i suoi fan, noi compresi.
Idee visive
Inception vive di uno dei comparti fotografici e cinematografici più spettacolari del XXI secolo. Nolan usa infatti la sua fotografia non solo per meravigliare lo spettatore ma anche per raccontare le sue idee: le città che si piegano o i corridoi che girano su sé stessi, sono la metafora evidente della plasticità e della malleabilità della mente, di quanto sia facilmente influenzabile… e per citare la frase chiave del film: “un’idea è il parassita più resistente, quasi impossibile da sradicare una volta che si radica nella mente”, e sì, Nolan non poteva dimostarcelo in modo migliore.
Specchi e corridoi infiniti rievocano il carattere labirintico e contorto dell’inconscio, della mente come mistero indistricabile e, allo stesso tempo, affascinante. L’assenza di transizioni tra i sogni attraverso dei tagli netti sintetizza l’esperienza onirica vera, la caratteristica dei sogni che li rende indistinguibili dalla lucida realtà (non per fare spoiler se ancora non lo aveste visto… ma è un elemento che tornerà nel finale).
Sogni nei sogni, immagini nelle immagini
Insieme alla fotografia, il montaggio restituisce la forte corrispondenza che esiste, ed è sempre presente nei film del regista, tra la tecnica cinematografica e la storia che vuole raccontare. Un esempio di come nei film di Nolan, il medium stesso è il messaggio. In Inception montaggio e fotografia lavorano in maniera perfettamente sincronica e coordinata creando un climax di tensione.
Nolan riesce a dirigere perfettamente i quattro livelli del sogno che scorrono ognuno a un tempo dilatato rispetto all’altro. Una sinfonia visiva e temporale in cui ogni battuta si incastra perfettamente. Un montaggio che ancora oggi viene studiato.
Inception come metafora del cinema? Sì.

Il concetto secondo cui “Inception non parla di sogni, ma di Cinema” è una delle chiavi di lettura più diffuse dell’opera, e la teoria che vede Dom Cobb come alter ego di Christopher Nolan è una delle interpretazioni più affascinanti e coerenti. La squadra di agenti speciali che entra nei sogni rappresenterebbe una troupe cinematografica.
Cobb è il regista, e quindi l’alter ego di Nolan stesso. Vi starete chiedendo il perchè, giusto? Lo è perchè è lui che progetta il viaggio, ne custodisce il significato, ed è lui che deve portare a termine una missione creativamente difficile, rischiosa e personale. Proprio come Nolan, è ossessionato dal bisogno di realizzare qualcosa di perfetto a costo di sacrifici nella vita reale. Ariadne invece è la scenografa, lei costruisce i mondi, le architetture, i livelli, è letteralmente la persona che progetta i set.
Arthur invece è il produttore esecutivo, il suo lavoro è rendere le idee di Cobb realizzabili e mantenere ordine e logica. Eames è l’attore, cambia volto, interpreta ruoli, manipola identità, Saito è il finanziatore, colui che rende possibile il progetto e che chiede un risultato. Mentre Mal, nella lettura metacinematografica, rappresenta il peso emotivo. Lei è il fantasma che ogni regista porta con sé e il prezzo che paga per il suo lavoro: ossessioni, tendenza al controllo, sacrifici familiari. E sappiamo tutti quanto queste caratteristiche si addicano a Nolan.
Il cinema come specchio della realtà
L’idea stessa di impiantare un concetto nella mente di qualcuno senza che se ne accorga, come succede nel film, corrisponde perfettamente alla funzione del cinema. Fare un film è letteralmente tentare un’inception nel pubblico, instillare immagini, emozioni e idee che rimangono dopo la visione.
Come i sogni che facciamo hanno un impatto sulla nostra vita di tutti i giorni, perché ci portano a farci domande su noi stessi, così il cinema è un sogno collettivo, un riflesso della realtà che spinge le persone a interrogarsi sui grandi temi.
Nolan non ha mai esplicitamente confermato questa teoria, come spesso fa, ma ha rilasciato diverse interviste in cui dice che Inception tratta del potere delle storie e dell’esperienza cinematografica condivisa, quindi non è una teoria così folle.
Anzi, ci dimostra come Inception sia un’opera magistrale, un mix affascinante di intelligenza, spettacolo, originalità, ambizione e profondità emotiva. Perchè no, non è solo un bel film, ma un’esperienza narrativa completa che riesce a unire sia il grande pubblico generalista sia i grandi appassionati di cinema come forma d’arte.
Da Memento, Inception e The Prestige, passando da Interstellar (dove fisica, tempo e amore si incontrano magistralmente), fino ad arrivare al prossimo film The Odissey, Nolan non smetterà mai di stupirci e affascinarci.

