La Città Incantata: I genitori di Chihiro non erano maiali per caso. La metafora sul consumismo anni ’90 che vi siete persi

La città incantata di Hayao Miyazaki fa parte delle opere di animazione più coinvolgenti dell’infanzia di ognuno di noi. Una favola delicata dall’atmosfera sognante e fantastica che non smette di appassionare e di farci innamorare di un mondo nascosto ai nostri occhi e che vorremmo esplorare. Ma questa favola all’apparenza infantile nasconde una cruda verità sulla società degli anni ’90.

Il capolavoro di Miyazaki, premiato agli Oscar nel 2002, è una spietata critica alla società consumistica degli anni ’90. Il mondo degli spiriti è una metafora della società dei consumi, dello shopping frenetico, dello sfruttamento dei lavoratori e della logica del profitto.

Consumatori senza fondo

La città incantata: metafora della società consumistica ani'90

Chihiro è una giovane bambina fifona che, nonostante stia per entrare nell’età del cambiamento e della crescita, odia i cambiamenti. È costretta dai genitori a cambiare casa e a trasferirsi in una nuova città. Durante il tragitto verso la nuova casa la famiglia di Chihiro si imbatte in un tunnel che conduce a un luogo particolare: un vecchio luna park. Nonostante le proteste di Chihiro, che spaventata vuole tornare indietro, i suoi genitori esplorano il vecchio luna park attratti da un profumo particolare nell’aria, quello del cibo.

Appena trovata una tavola calda che abbonda di cibo appena cucinato, i genitori di Chihiro iniziano a mangiare senza farsi troppi problemi. Iniziano così a consumare senza misura, senza pagare, fino a quando non si trasformano in maiali, diventando così letteralmente ciò che consuamo. Questa metamorfosi è una chiara allegoria della condizione vissuta dalle persone alla fine degli anni ’90.

Miyazaki ci comunica come il consumismo radicale e insaziabile, e senza misura, trasformi le persone in animali. Persone che sono dominate solamente dagli istinti regrediscono nella loro condizione trasformandosi in ciò che mangiano.

Anche nel mondo degli spiriti si lavora

La città incantata: lo sfruttamento dei lavoratori come Kamaji

Chihiro rimane sola e spaventata, con i suoi genitori trasformati in maiali. In suo soccorso arriva Haku, l’apprendista mago di Yubaaba, figura misteriosa ed enigmatica all’apparenza fredda, ma dal cuore gentile. Haku decide di aiutare Chihiro facendola entrare di nascosto all’interno dei bagni pubblici. Ma per poter vivere (e sopravvivere) all’interno della struttura Chihiro deve trovare un lavoro.

Nonostante sia un mondo degli spiriti dalle atmosfere fantastiche e fiabesche, uno dei requisiti per vivere (ed esistere) all’interno di questo mondo è lavorare. La città incantata degli spiriti si presenta come un parco giochi, in cui le attività si accendono e iniziano a lavorare la notte. Un centro commerciale (luogo di consumo per eccellenza) in cui la realtà magica si fonde con i meccanismi economici di sfruttamento. Vuota e desolata di giorno, animata e illuminata artificialmente di notte.

Il parco a tema rappresenta la decadenza economica del Giappone contemporaneo di fine anni ’80: costruito grazie a numerosi investimenti nel settore immobiliare per poi crollare su se stesso a causa della bolla speculativa, con numerosi luoghi ed edifici abbandonati e privi di vita. Il parco è infatti costruito su un vecchio sito religioso a simboleggiare il destino verso l’oblio dei valori collettivi tradizionali e religiosi del Giappone.

La logica del profitto

La città incantata: La strega Yubaaba e la logica del profitto

A capo della complessa struttura dei bagni pubblici c’è Yubaaba, un’anziana strega vedova, ricca e avara, dagli straordinari poteri. Una figura grottesca che pretende la cieca obbedienza da parte di tutti i suoi dipendenti, un personaggio che può rievocare le atmosfere di Alice nel paese delle meraviglie. Ma ricorda anche le Yama-Uba, streghe di montagna dai poteri magici e oscuri tipiche del folklore giapponese, che divorano gli umani randagi ma sono madri molto protettive.

Chihiro prega Yubaaba di ottenere un lavoro per poter vivere all’interno della struttura. E dopo aver svegliato il gigante figlio di Yubaaba con le sue proteste, riesce a ottenere un lavoro. Chihiro firma un contratto, e così Yubaaba si impossessa del suo nome cambiandolo. Ora non si chiamerà più Chihiro ma Sen.

Il cambio di nome di Chihiro è un’altra delle metafore che Miyazaki inserisce nell’opera. All’interno della società capitalistica, il lavoro è un’attività che priva l’individuo della sua personalità, il suo corpo viene mercificato e diventa di proprietà del suo datore di lavoro. Il capitalismo conduce alla perdita della propria identità non solo individuale, ma anche culturale. All’interno di queste dinamiche, Miyazaki rappresenta il Giappone contemporaneo degli anni ’80 e ’90 che stava ormai dimenticando i propri valori ancestrali e religiosi e le proprie tradizioni millenarie. Ricordare il proprio nome è un atto di resistenza.

La crescita di Chihiro

Chihiro diventa così una lavoratrice dei bagni pubblici di Yubaaba. Attraverso questa avventura spirituale compierà il suo percorso di crescita, uscendo dalla sua fase infantile acquisendo sicurezza e coraggio. Entrando in contatto con il mondo degli spiriti, che rappresentano gli antichi valori giapponesi, potrà purificarsi dagli ideali del consumismo ereditati dai suoi genitori, che ingenuamente pensavano di poter comprare qualsiasi cosa attraverso il denaro. Infatti, nella seconda parte del film Chihiro rivela un coraggio e una sicurezza simili ad altri personaggi di Miyazaki, come San (La principessa Mononoke) e Nausicaä.

La città incantata di Miyazaki è un’opera d’animazione che continua a vivere non solo grazie alla sua forma cinematografica fiabesca e coinvolgente, ma anche grazie all’importante attualità dei temi trattati. La nostra società non ha smesso di essere estremamente consumista e sfruttatrice del lavoro e dell’ambiente, e così continuiamo a sentire la nostra vicinanza con il mondo degli spiriti di Miyazaki.

Antonio Guercio

Sono da sempre un appassionato di storie. Scrivere per me è un piano superiore per apprezzare l'arte. Scrivere di libri, cinema, musica, videogiochi, fumetti, eventi mi permette di andare oltre la semplice esperienza immediata. Qualcuno ha chiamato il cinema "il regno delle ombre" ma per me è il medium che più di tutti riesce a illuminare. Cultore devoto e di ogni film A24 e NEON. Fedele discepolo di Martin Scorsese, Edgar Wright, Guillermo del Toro, Hideo Kojima, Murakami Haruki. Cinefilo da fuori orario.