Il nuovo film di Paolo Sorrentino, La Grazia, arriverà nelle sale italiane il 15 gennaio 2026 e segna il ritorno del regista napoletano a un cinema più intimo, essenziale e profondamente umano. Dopo l’anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia, dove ha raccolto applausi e il premio per la miglior interpretazione maschile a Toni Servillo, il trailer ufficiale svela un’opera che si annuncia come una delle più attese della stagione.
Un presidente, due richieste e un conflitto di coscienza

Protagonista del film è Mariano De Santis, Presidente della Repubblica italiana alla fine del suo mandato. Vedovo, credente e segnato dal peso delle proprie scelte, l’uomo si trova di fronte a due richieste di grazia e a una proposta di legge sull’eutanasia: due decisioni opposte, entrambe cariche di conseguenze morali e politiche.
Accanto a lui, la figlia Dorotea, interpretata da Anna Ferzetti, giurista razionale e determinata, rappresenta la voce della legge e della ragione, contrapponendosi alla spiritualità tormentata del padre. Il loro rapporto, intimo e complesso, diventa il vero cuore emotivo del film.
Il trailer: la quiete dopo la grande bellezza
Il trailer de La Grazia mostra un Sorrentino in stato di grazia registica: palazzi istituzionali immersi nel silenzio, corridoi solenni che sembrano svuotarsi del loro potere, primi piani che rivelano più di mille parole.
La fotografia, curata da Daria D’Antonio, disegna un mondo di contrasti: luce calda contro ombra, il marmo del potere contro la pelle fragile dell’uomo che lo incarna.
Servillo, ancora una volta, restituisce un personaggio sospeso tra pubblico e privato, tra la legge e la coscienza, tra il dovere e la fede.
I temi: potere, fede e solitudine
La Grazia affronta il nodo più complesso della carriera di Sorrentino: la responsabilità morale del potere.
Il film esplora quattro grandi temi:
- Il potere come isolamento, simbolo di una solitudine che consuma.
- Il dubbio morale, che diventa più grande della politica stessa.
- La famiglia e la perdita, con il ricordo della moglie defunta come ferita mai rimarginata.
- La fede, vista non come certezza ma come domanda, come ricerca di un senso.
Un ritorno alla sobrietà
Dopo i virtuosismi visivi de La Grande Bellezza e È stata la mano di Dio, Sorrentino torna a una forma più contenuta.
La fotografia di Daria D’Antonio regala immagini eleganti e dense di malinconia, mentre il montaggio di Cristiano Travaglioli costruisce un ritmo meditativo, quasi da preghiera laica.
Il risultato è un film che promette intensità e introspezione, un’opera in cui ogni parola pesa e ogni silenzio racconta più di mille discorsi.
Perché “La Grazia” è già uno dei film più attesi del 2026

Per Sorrentino, La Grazia è una riflessione sul confine tra umanità e potere, tra ciò che si può decidere e ciò che si deve accettare.
Il film sembra segnare una maturità nuova, dove la regia diventa più trasparente e la scrittura più intima.
In un’epoca di cinema rumoroso e spettacolare, Sorrentino sceglie la strada opposta: il silenzio, la lentezza, la grazia.
La Grazia è più di un film politico o religioso: è un racconto sulla fragilità del giudizio umano.
Con Toni Servillo in uno dei suoi ruoli più profondi e una regia che punta al cuore più che agli occhi, il nuovo film di Paolo Sorrentino promette di essere un viaggio interiore sull’essenza stessa del perdono.
Dal 15 gennaio 2026, il pubblico italiano potrà scoprirlo in sala e forse ritrovare, insieme al protagonista, la forza silenziosa della grazia.

