Mattia Piccoli, la vera storia che ha ispirato Per te: tra Alzheimer, amore e resistenza
C’è una verità silenziosa che spesso sfugge ai grandi racconti epici ed è quella che si consuma dentro le mura domestiche. Mattia Piccoli, oggi sedicenne, è uno di quei protagonisti silenziosi. Ad undici anni ha iniziato ad assistere il padre, colpito da una forma rara e precoce di Alzheimer, non per obbligo, ma per amore. Originario di Concordia Sagittaria, in Veneto, Mattia ha visto la sua infanzia cambiare in fretta. Suo padre Paolo, poco più che quarantenne, ha cominciato a manifestare segni di smarrimento e di confusione. I medici hanno confermato quello che nessuno vorrebbe mai sentirsi dire: Alzheimer precoce. Una parola difficile da pronunciare e da accettare, soprattutto quando si è ancora bambini. Mattia, però non si è ritirato nel ruolo della vittima, si è fatto forza ed ha imparato a leggere nei gesti del padre quello che le parole non potevano più spiegare. Ha iniziato a vestirlo, a calmarlo, a stargli accanto diventando una presenza costante.
La vicenda di Mattia Piccoli ha iniziato a circolare prima localmente, poi a livello nazionale, fino a quando nel 2021, il Presidente Mattarella lo ha insignito del titolo di Alfiere della Repubblica.
Un riconoscimento che vale più di tante parole, perché anche un bambino può diventare un caregiver, anche se nessuno glielo chiede davvero. Anche se, in fondo, non dovrebbe avere una “responsabilità” simile. Mattia stesso ha raccontato in varie interviste, tra cui quella a Vanity Fair, che all’inizio non capiva bene cosa stesse succedendo. Quando l’ha capito, non si è tirato indietro… è rimasto lì, con dignità. Non è una storia che cerca commiserazione, ma una storia che parla di una quotidianità diversa. Una storia fatta di silenzi, attese o piccole vittorie. Perché per lui una vittoria, non è una partita vinta a FIFA, ma suo padre che sorride o che, guardandolo, gli viene l’occhio lucido, anche solo se per qualche secondo.
La potenza della storia di Mattia ha raggiunto anche il cinema. Nasce così Per te, film diretto da Alessandro Aronadio, con Edoardo Leo nei panni del padre Paolo, Teresa Saponangelo in quelli della madre Michela e Javier Francesco Leoni ad interpretare Mattia. Il film, distribuito da Vision e tratto anche dal libro Un tempo piccolo di Serenella Antoniazzi (madre di Mattia), è uscito nelle sale il 17 ottobre 2025. Per te non è un film che vuole commuovere a comando, ma che vuole raccontare cosa succede quando le parole iniziano a svanire, restando solo i gesti, i respiri, le presenze. Edoardo Leo ha dichiarato di voler raccontare questa tragedia con il tono da commedia, non per sminuire, ma per restituire umanità. Perché l’Alzheimer non è solo perdita, ma una nuova grammatica dell’amore. Il film è ambientato in una provincia qualunque, senza retorica né pietismo. Eppure, ogni scena porta con sé una domanda: come si cresce mentre chi ti ha cresciuto si dissolve?
Parlare di Mattia Piccoli non è solo raccontare il gesto straordinario di un ragazzino. È anche mettere a fuoco una realtà che riguarda migliaia di famiglie in Italia: quella dei caregiver familiari, spesso invisibili, spesso giovanissimi. Non esistono (ancora) vere politiche che li riconoscano o li supportino a pieno, ma la loro presenza è fondamentale, perché la cura non si improvvisa e non dovrebbe nemmeno essere lasciata al caso o al coraggio dei singoli. Mattia oggi continua ad andare a trovare suo padre in una RSA. Lui non sempre lo riconosce, ma Mattia gli dice ogni volta: “Sono Mattia, tuo figlio”. Una frase semplice, disarmante, potente. Un mantra d’identità, di memoria condivisa. Un atto di resistenza gentile.
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