Avviso ai lettori sensibili: questo articolo contiene sarcasmo, occhiaie e un’ironia più nera della divisa scolastica di Nevermore. Proprio come Mercoledì Addams.
Quando Netflix ha annunciato l’uscita di Wednesday, la mia reazione è stata più o meno questa: “Un’altra serie teen? Con drammi scolastici, triangoli amorosi e crisi esistenziali? Passo.”
Poi ho visto Jenna Ortega fare la Wednesday Dance su TikTok e… diciamo che da lì è stato tutto un vortice in discesa. Di quelli gotici, con musica dei The Cramps in sottofondo.
Chi è Mercoledì Addams, versione 2020-e-rotti?

Se pensavi di conoscere Mercoledì solo perché hai visto i film degli anni ’90 con Christina Ricci (che, spoiler, fa un cameo geniale nella serie), preparati: questa Mercoledì è più dark, più intelligente, ma anche … sorpresa!…più umana.
Certo, non ti abbraccerà mai. Ma ti capirà.
E se sei quel tipo di persona che da piccolo teneva diari segreti scritti con penne glitter e sangue immaginario, Mercoledì ti sembrerà una vecchia amica.
Nevermore: la scuola dove Hogwarts si veste di nero
L’ambiente della serie è una scuola per “emarginati”, ma attenzione: qui non si parla solo di poteri paranormali, ma di ragazzi che vivono al margine delle regole, delle etichette, delle aspettative.
C’è chi comunica con i fantasmi, chi ha la forza di un lupo mannaro, e chi, tipo Mercoledì, ha la rara abilità di dire la verità in faccia senza mezzi termini.
Insomma, un po’ come il liceo che abbiamo frequentato tutti… solo con più mostri.
Ma quindi, perché ci piace così tanto?

Forse perché Mercoledì Addams è la ragazza che avremmo voluto essere: sicura di sé, brillante, indifferente al giudizio altrui.
O forse perché, sotto tutti quei “non ho emozioni” e “preferisco la solitudine”, c’è un’adolescente che si sta solo cercando. E diciamocelo: non lo stiamo ancora facendo tutti, anche a 30 anni suonati?
Mercoledì Addams ci mostra che non dobbiamo sorridere per forza, piacere a tutti, essere “normali”. Che la diversità non è un limite, ma una superpotenza.
E in un mondo dove l’algoritmo vuole che balliamo felici per 15 secondi, lei ci insegna che si può anche restare immobili, intensi e un po’ inquietanti.
Cosa ci portiamo a casa (oltre al desiderio di un vestito nero sartoriale)?
- Che l’ironia è un’arma potentissima, soprattutto se la usi contro te stessa.
- Che non bisogna avere poteri paranormali per sentirsi fuori posto.
- Che l’empatia, a volte, è silenziosa. Ma c’è.
E soprattutto: che va benissimo non essere la protagonista sorridente della commedia romantica. Ogni tanto, va bene anche essere Mercoledì.
In conclusione?
Guardatela. Amatela. E ricordate: essere strani non è una fase. È una forma d’arte.
E tu? Ti senti più Mercoledì, Enid o Zio Fester?
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