Natale: l’altra faccia della festività in 5 film

Natale: l'altra faccia della festività in 5 film

“A Natale siamo tutti più buoni”, “Non so mai cosa regalare”, “Dopo le feste mi metto a dieta”, “Il panettone è meglio del pandoro”, le domande scomode dei parenti, i regali riciclati. Diciamocelo, il Natale è bello solo quando siamo bambini.

Sta per iniziare il periodo più bello dell’anno, tra poche ore le famiglie si ritroveranno insieme sedute a tavola a scambiarsi regali e a condividere pasti luculliani.

Esiste però un’altra faccia delle feste: quella delle persone sole, di chi non può permettersi neanche l’indispensabile, di chi si ricorda ogni anno delle sedie che restano vuote a tavola. Sono le persone tristi, anche e soprattutto a Natale.

“Cosa vi ha fatto la gente triste?” dice Giuseppe Battiston in uno stupendo monologo nel film Il Corpo. La tristezza va accettata e non combattuta, perché il rischio è di trasformare la tristezza in rabbia.

A combattere questo velo di ipocrisia che avvolge il Natale, per fortuna, ci sono i nostri amati film. Loro non ci fanno sentire mai soli perché rappresentano grottesca la verità e la rendono reale. Nel cinema, come nel teatro, tutto è finto, ma niente è falso.

Al posto delle classiche favole natalizie al pan di zenzero e cioccolato (alcuni sono anche dei cult) ecco 5 film da vedere, se le feste vi fanno questo effetto, e da far vedere a chi vi dice che “A Natale siamo tutti più buoni”:

Regalo di Natale

Regalo di Natale (1986) un cult di Pupi Avati con Diego Abatantuono nel suo primo ruolo drammatico; la notte di Natale quattro amici di lunga data si ritrovano per giocare una partita a poker, organizzata per ripulire un ricco industriale. Ma qualcuno non sta operando per il gruppo.

Un’analisi acuta dei rapporti umani, dove la notte di Natale è lo scenario edulcorato in contrapposizione con le meschinità e il cinismo che trasformano un gioco in un dramma esistenziale.

Il denaro è il vero protagonista del film, tutte le dinamiche ruotano attorno ad esso. Non aspettatevi il lieto fine…

…A meno che non vediate il sequel La Rivincita di Natale (2004), cinismo e decadenza morale sono ancora sottolineati dai lunghi dialoghi e flashback del passato.

Parenti serpenti

Parenti Serpenti (1992) di Mario Monicelli, entriamo nel vivo dello spirito natalizio secondo i canoni italiani. Come ogni anno la famiglia si riunisce a casa degli anziani genitori durante le feste, questi ultimi durante il cenone della vigilia chiedono di trasferirsi a casa di uno di loro visto l’avanzare dell’età. La richiesta causa conflitti sull’eredità. La casa dei genitori diventa teatro di lotte, invidie e meschinità; la famiglia non è sempre un luogo sicuro perché tutti nascondono segreti e insoddisfazioni. Finale esplosivo.

Una famiglia perfetta

Una Famiglia perfetta (2012) di Paolo Genovese con Sergio Castellitto. Un uomo ricco e potente, ma molto solo, decide di ingaggiare una compagnia teatrale per fargli interpretare la famiglia che non ha mai avuto.

Di tono decisamente più leggero, è una commedia agrodolce in cui la realtà si mescola alla finzione tentando di sottolineare la superficialità che porta a scelte sbagliate, che le famiglie perfette in fondo sono quelle che non lo sono.

Fantozzi

Fantozzi (1975) di Luciano Salce, il capolavoro tragicomico sempre attuale di Paolo Villaggio. Le disavventure del ragioniere più famoso del cinema, la condizione dell’italiano medio schiacciato dal capitalismo e dalla burocrazia, densa di ingiustizie e umiliazioni.

Agghiacciante è la scena in cui i figli degli impiegati della megaditta porgono gli auguri di Natale ai dirigenti, dove Mariangela viene emotivamente violentata dai capi. Una disumanità che ci rende più umani.

Il Natale è bello per i bambini, poi si cresce, si diventa consapevoli che le strade da percorrere sono solo due: omologarsi al torpore della falsa felicità o abbracciare la vera tristezza e guardare un film per anestetizzare il dolore. Non ne esiste una giusta o sbagliata esiste solo la scelta.

Danilo Montagnino

Danilo "Dano" Montagnino. Classe 1986. Sono un bassista, arrangiatore e sceneggiatore. Il mio lavoro si concentra per lo più in teatro e mi piace "succhiare il midollo stesso della vita" attraverso i film che sono la parte più importante del tempo che dedico a me stesso concentrandomi maggiormente sulle emozioni e le colonne sonore.