La macchina dei premi di Los Angeles sta già infiammando il web con pronostici e “toto-statuette” e ve lo dico subito: non fatevi ingannare dal calendario! La corsa agli Oscar 2026 è già partita con i primi cento metri corsi durante la Mostra del Cinema di Venezia, mentre lo sprint finale andrà in onda a inizio gennaio con i Critics Choice Awards e i Golden Globe, per poi tagliare il traguardo il 15 marzo 2026 al Dolby Theatre di Los Angeles.
Quella che ci aspetta è una delle migliori stagioni dei premi degli ultimi 15 anni, caratterizzata dal grande ritorno del cinema d’autore che trova terreno fertile nelle produzioni più giovani e di genere, oltre a una sottotrama di lotte intestine tra i giganti della produzione.

Le Shortlist e l’Italia: chi resta in gara?
Andiamo subito al dunque: e l’Italia? Se fino a un mese fa vivevamo di “hype” da festival, dopo la pubblicazione delle Shortlist per gli Oscar 2026, possiamo iniziare a parlare seriamente di numeri. In questi giorni l’Academy ha rilasciato le attese selezioni per dodici categorie, tra cui Miglior Film Internazionale, Documentari e Colonna Sonora.
Per molti titoli è arrivata la conferma del “dentro o fuori” da questi Oscar 2026. È il caso del nostro Familia di Francesco Costabile, che non è riuscito a superare il taglio nella categoria internazionale, lasciando con l’amaro in bocca sia il pubblico che i critici di settore. Chissà, però, se riusciremo a ritagliarci il nostro quarto d’ora di gloria con Playing God di Matteo Burani ed Éiru di Giovanna Ferrari, entrambi entrati ufficialmente nella shortlist per il Miglior Cortometraggio Animato.
Rimanendo sulla quota internazionale di questi Oscar 2026, una nota di merito va al norvegese Sentimental Value di Joachim Trier, che punta ufficialmente al colpaccio portandosi già a casa ben otto candidature ai Golden Globe e della presenza in tre shortlist. Dovrà però guardarsi le spalle dal francese It Was Just an Accident di Jafar Panahi che si è già aggiudicato la Palma d’Oro a Cannes ed è nominato in quattro categorie chiave ai Golden Globe.
Oltre la Statuetta c’è di più: Youtube e il caso Warner Bros.
L’industria cinematografica sta attraversando una fase di profonda rinegoziazione dei propri paradigmi artistici e distributivi. La scelta di traghettare la trasmissione degli Oscar dalla ABC a YouTube a partire dal 2029 ne è un esempio lampante. Se aggiungiamo la conduzione affidata a Conan O’Brien, appare chiaro che gli Oscar 2026 siano stati confezionati con sapienti mosse di marketing per cedere il passo a un intrattenimento più “generalista” (nel senso più nobile del termine, seguendo l’esempio di grandi eventi come il Coachella), abbandonando parzialmente quella solennità che li ha sempre contraddistinti.
Ciò che però fa riflettere maggiormente è la recente proposta di acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix. L’evento, seppur apparentemente sconnese dalla stagione dei premi e dagli Oscar 2026, ha comunque acceso i riflettori sul dietro le quinte di un’industria che, ora più che mai, potrebbe influenzare stampa e premi. Non siamo più di fronte a una semplice sfida tra storie, ma a una vera guerra di posizionamento: da un lato la “vecchia scuola” di Warner Bros., fatta di retaggi e investimenti sul talento; dall’altro l’assedio di Netflix che, con il Frankenstein di Del Toro, cerca la consacrazione definitiva nel cinema “di peso” e un’autorevolezza che nel settore dei grandi d’autore fatica ancora a consolidare (a ben dire aggiungerei).

Oscar 2026: si ma chi vince?
Per quanto le lezioni di Divinazione della Professoressa Cooman possano aver fatto effetto, temo che a questa domanda si possa solo tentare di dare una risposta. Chi da per scontato che ai Golden Globe o agli Oscar 2026 la vittoria di uno, piuttosto che di un altro, mi dispiace, ma si faccia indietro e taccia per sempre. I colpi di scena, infatti, sono sempre dietro l’angolo.
Basti ricordare Marlon Brando che rifiutò l’Oscar nel ’73 o Cary Grant che non lo vinse mai e, fatemi togliere un sassolino dalla scarpa, Jennifer Lawrence che vince l’ambita statuetta per Il Lato Positivo strappandola di mano ad un’inarrivabile Emmanuelle Riva che in Amour di Haneke fu in grado di recitare il dolore, l’amore autentico e la dignità solamente attraverso sguardi e gesti. Un’interpretazione magistrale e straziante che affossava di brutto quella della Lawrence. Ma ahimè questa è un’altra storia.

Tornando a noi… Nella corsa per gli Oscar 2026 al Miglior Film e alla Miglior Regia, vediamo delinearsi un terzetto di frontrunner di tutto rispetto: il favoritissimo One Battle After Another di Paul Thomas Anderson, che ad oggi guida la classifica di Metacritic e riceve le lodi anche del Sig. Francis Ford Coppola, piantonato dal dramma storico Hamnet di Chloé Zhao, che ha già vinto il People’s Choice Award al Festival di Toronto. Il terzo grande protagonista della stagione è Sinners di Ryan Coogler, che ha sorpreso tutti quanti ottenendo il record di 17 candidature ai Critics Choice Awards e figurando in ben 8 shortlist tecniche dell’Academy.
Il titolo che però mette d’accordo (quasi) tutti come il dominatore della serata è ovviamente One Battle After Another. Paul Thomas Anderson, il regista più nominato e mai premiato della sua generazione, questa volta sembra aver confezionato la sua opera massima. Il suo fiore all’occhiello. La sua punta di diamante con un Leonardo Di Caprio che forse è il “meno Di Caprio di sempre” riuscendo a mimetizzarsi nel film, piuttosto che dominarlo con il suo nome. È un film che non cerca il consenso facile e si impone per una scrittura densa e un’estetica vagamente anni ’70. Tuttavia, si tratta anche di un cinema d’autore che ha deciso di sporcarsi le mani per essere commerciale e strizzando così l’occhio all’Accademy (a buon intenditor poche parole).

I backmarker della nuova stagione
A nulla sembra, o quasi, essere servita la pressante campagna di marketing che sta seguendo l’uscita nelle sale di Marty Supreme di Josh Safdie candidato in premi importanti ai Golden Globes 2026 ed entrato di diritto nelle shortlist degli Oscar 2026, ma non quanto ci si aspettava. L’incetta di nomination, infatti, non c’è stata e Leonardo DiCaprio sembra destinato a una nuova candidatura a Miglior Attore per One Battle After Another, in sfida diretta proprio con Timothée Chalamet, protagonista di Marty Supreme, e Wagner Moura, che ha già vinto il premio come miglior attore a Cannes per il thriller politico L’Agente Segreto.
La competizione per la statuetta degli Oscar 2026 come Miglior Attrice, invece, vede Jessie Buckley in una posizione di netto vantaggio per la sua interpretazione in Hamnet, tallonata da Renate Reinsve per Sentimental Value ed Emma Stone per Bugonia. Nelle categorie di supporto, Paul Mescal per Hamnet e Jacob Elordi per Frankenstein sono i nomi più ricorrenti tra i non protagonisti maschili, mentre Teyana Taylor è considerata la favorita tra le attrici non protagoniste per il suo ruolo nell’ultima fatica di Paul Thomas Anderson.
I comparti tecnici e le categorie speciali di questi Oscar 2026 mostrano una predominanza di titoli ad alto budget, come Wicked: For Good, e documentari di forte impatto sociale. Mentre James Cameron, ormai apparentemente poco attratto dai premi quanto più dalla sua megalomania digitale, con il suo Avatar: Fuoco e Cenere sfiderà Guillermo Del Toro e Joseph Kosinski, rispettivamente Frankenstein e F1 per il primato appunto negli effetti visivi.
Oscar 2026: una sfida senza padroni tra audacia e tradizione
Il prossimo passo cruciale del calendario sarà l’annuncio ufficiale delle nomination, il 22 gennaio 2026, che definirà la cinquina d’oro per ogni categoria. La sensazione comunque è che gli Oscar 2026 non saranno una passeggiata per nessuno. Non c’è un Oppenheimer che schiaccia la concorrenza fin dal primo trailer o un Barbie che si impone con tenacia e numeri saldi. Non c’è un cavallo di razza che predomina la stagione, ma siamo piuttosto di fronte ad una costellazione di film d’autore con carte vincenti e che cercano di riportare il grande racconto al centro della sala. La vera sfida, quindi, sarà vedere se l’Academy avrà il coraggio di premiare l’audacia o se si rifugerà nel porto sicuro dei drammi storici e commerciali. Questo sarà tutto da vedersi. Nel frattempo, godiamoci le feste mettendo a calendario qualche rewatch o prime visioni per schiarirci ancora di più le idee e prepararci allo sprint finale.

