La Corte Suprema di Cassazione, con la pronuncia n. 30279, ha recentemente stabilito un principio fondamentale riguardo all’uso degli abbonamenti pay-tv nei locali pubblici, chiarendo quando sia possibile utilizzare un abbonamento privato senza incorrere in violazioni di diritto d’autore. La sentenza interviene in un contesto di forte tensione tra le emittenti televisive, che tutelano i costosi diritti di trasmissione degli eventi sportivi, e i titolari di bar e ristoranti, spesso gravati da abbonamenti commerciali onerosi.

Abbonamenti pay-tv: novità sulla trasmissione nei locali pubblici
Il caso che ha portato all’intervento della Cassazione nasce dalla trasmissione del derby Lazio-Roma del 9 ottobre 2020 in una pizzeria di Reggio Calabria, dove il titolare utilizzava una tessera domestica Mediaset Premium per diffondere la partita su più televisori. L’emittente televisiva aveva denunciato la violazione dei diritti d’autore, e in secondo grado il gestore era stato condannato per aver utilizzato un abbonamento privato in un locale pubblico, configurando così un reato ai sensi dell’articolo 171-ter della legge sul diritto d’autore (legge n. 633/1941).
Tuttavia, la Corte di Cassazione, presieduta dal Primo Presidente Pasquale D’Ascola, ha ribaltato questa interpretazione, annullando con rinvio la sentenza d’appello. Il principio chiave della sentenza è che non basta accertare l’utilizzo di un abbonamento privato in un esercizio commerciale per configurare automaticamente un illecito penale. È infatti indispensabile verificare la presenza del fine di lucro, cioè la volontà di trarre un vantaggio economico diretto o indiretto dalla trasmissione dell’evento sportivo.

La Corte ha sottolineato che il lucro non può essere presunto, ma deve essere dimostrato con un ragionamento logico-giuridico da parte del giudice di merito, ad esempio dimostrando un aumento di clientela o di incassi determinato dalla visione dell’evento. Nel caso specifico, la Corte d’Appello non aveva esaminato se la partita avesse realmente portato benefici economici alla pizzeria, mentre l’imputato aveva dichiarato che la trasmissione non era stata pubblicizzata né aveva generato un maggior afflusso di clienti.
Quadro normativo e implicazioni per i pubblici esercizi
La materia è regolata dalla storica legge n. 633 del 22 aprile 1941 sulla protezione del diritto d’autore, che tutela anche le trasmissioni televisive criptate. Le emittenti a pagamento distinguono chiaramente gli abbonamenti per uso domestico – destinati all’uso privato e familiare – da quelli commerciali, rivolti a bar, ristoranti e pizzerie, con costi più elevati poiché destinati alla fruizione pubblica.
Secondo la legge, l’uso di una smart card o di un abbonamento privato in un locale pubblico è generalmente vietato e può integrare una violazione del diritto d’autore con conseguenze penali. Tuttavia, la sentenza Cassazione n. 30279 introduce una distinzione fondamentale: la responsabilità penale scatta solo se l’uso improprio è finalizzato a un guadagno, non in presenza di una semplice differenza tra uso privato e pubblico.
Sul fronte civilistico, resta comunque possibile per l’emittente richiedere un risarcimento danni ai sensi dell’articolo 2043 del codice civile per l’uso non autorizzato del segnale. La decisione della Cassazione rappresenta quindi un importante precedente, che bilancia la tutela dei diritti d’autore con i diritti e gli obblighi dei pubblici esercizi, imponendo una verifica approfondita del contesto economico e commerciale.
La Corte Suprema di Cassazione: ruolo e aggiornamenti
Fondata nel 1923 e con sede nel Palazzo di Giustizia di Roma, la Corte Suprema di Cassazione è il giudice di legittimità ultimo nell’ordinamento giudiziario italiano, con il compito di assicurare l’uniforme interpretazione delle norme giuridiche. Attualmente il Primo Presidente è Pasquale D’Ascola, in carica da settembre 2025, succeduto a Margherita Cassano, prima donna a ricoprire tale ruolo.
La Corte si articola in diverse sezioni civili e penali, e nelle pronunce più rilevanti si riunisce in Sezioni Unite, emettendo decisioni che rappresentano veri e propri orientamenti vincolanti per la giurisprudenza nazionale. La sentenza sul tema degli abbonamenti pay-tv nei locali pubblici si inserisce nel solco della funzione nomofilattica della Corte, contribuendo a chiarire un ambito giuridico complesso e di grande attualità.