Roast in Peace: il nuovo show di Prime Video che sta facendo impazzire tutti
Roast in Peace è il roast-show di Prime Video che fa ridere e riflettere sulla morte e l’immagine pubblica. Una dark comedy irriverente e umana.
Nel vasto panorama della comicità italiana, raramente si riesce a mescolare irriverenza, satira e riflessione in un unico contenuto, che non scada nel cattivo gusto o nel solito format visto e rivisto. Roast in Peace, prodotto da Prime Video, riesce invece in questa impresa apparentemente impossibile. Ma cos’è davvero questo show? Una presa in giro dei morti? Una celebrazione funebre? Un rituale laico contemporaneo? Probabilmente un po’ di tutto questo e anche di più.
Partiamo da ciò che Roast in Peace non è… non è un necrologio, non è un documentario e non è nemmeno uno spettacolo comico classico. Ogni episodio è dedicato ad un noto personaggio del mondo dello spettacolo (finora solo italiani), celebrato in una “finta cerimonia funebre” nella quale amici, colleghi e comici roaster si prendono gioco di lui o lei… come se fosse morto. Ma attenzione, perché qui non si ride del morto, ma con il morto. I protagonisti sono vivi e vegeti e siedono su una bara, ascoltando le battute più taglienti che si possano immaginare sul loro conto. Il risultato? Un mix tra stand-up comedy, talk show e rito funebre laico, tutto condito da una vena surreale.
Il successo di Roast in Peace non sta solo nella formula “shock + comicità”. A funzionare è anche l’umanizzazione del personaggio pubblico, poiché la morte simulata diventa pretesto per raccontare, sdrammatizzare, ridere dei propri difetti, cliché e percorsi professionali.
Un esempio su tutti? L’episodio con Paola Perego, che si presta con autoironia alla caricatura di se stessa e al disvelamento delle dinamiche spesso ipocrite del mondo televisivo. La comicità diventa così specchio sociale. In un’epoca in cui siamo terrorizzati dall’idea della morte e dalla caduta dell’immagine pubblica, Roast in Peace la sdogana in modo liberatorio. Fa ridere, sì, ma lascia anche una strana malinconia.
Finora abbiamo visto “salire” sulla bara personaggi molto diversi tra loro, ma tutti perfettamente a loro agio in questo strano limbo tra satira e tributo.
C’è stata Paola Perego, “sepolta” con ironia dai luoghi comuni della tv italiana.
Mara Maionchi, sempre pronta a rovesciare le regole del gioco con fare graffiante e spiazzante.
Alessandro Cattelan, un mix tra sarcasmo e riflessioni autentiche e poi Valerio Lundini, decisamente fuori dagli schemi. Ogni episodio di Roast in Peace è diretto con taglio visivo curato, un misto di dark comedy e atmosfera da late night show. E non è un caso che la regia e la scrittura siano spesso affidate a team creativi della stand-up e della tv italiana più innovativa.
L’elemento chiave è che Roast in Peace parla anche di noi. Del nostro modo di elaborare la perdita, della paura di essere dimenticati, della voglia di lasciare il segno. E lo fa partendo da un concetto paradossale: “ridere per sopravvivere alla morte”. Dietro ogni battuta c’è la consapevolezza che ogni vita pubblica è costruita su una narrazione. E se questa narrazione la possiamo riscrivere in chiave comica, forse siamo anche più liberi di essere davvero umani.
In un panorama saturo di format copia-incolla, Roast in Peace è una delle rare boccate d’aria fresca nel catalogo di Prime Video. È satira, è autoanalisi, è tv intelligente. È un invito a prenderci meno sul serio, mentre affrontiamo un tema triste e difficile. In definitiva, Roast in Peace è più vivo che mai. E anche noi, dopo averlo visto, forse un po’ di più.
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