Per anni Kay Scarpetta è rimasta lì, sugli scaffali delle librerie, con il suo camice immacolato e la mente affilata come un bisturi. Un personaggio che ha insegnato a generazioni di lettori che dietro un cadavere non c’è solo un mistero da risolvere, ma una storia da ascoltare. Ora, dopo decenni di bestseller firmati Patricia Cornwell, Scarpetta è pronta a fare quello che prima o poi capita a tutte le icone pop: cambiare formato. Dal libro allo streaming. Dal silenzio della pagina alla voce, molto riconoscibile, di Nicole Kidman.
Nicole Kidman e Jamie Lee Curtis: una coppia esplosiva

Prime Video ha scelto marzo 2026 per il debutto della serie Scarpetta, e già questo dice molto: non un riempitivo di catalogo, ma una scommessa grossa, pensata per diventare evento. Anche perché Kidman non arriva da sola. Accanto a lei c’è Jamie Lee Curtis, che interpreta Dorothy, la sorella di Kay, in un rapporto fatto di attriti, affetto irrisolto e vecchie ferite mai suturate del tutto. Più che un semplice crime, Scarpetta sembra voler raccontare cosa succede quando il lavoro ti impone di essere lucida, razionale, quasi chirurgica… ma la vita privata fa di tutto per sabotarti.
Il doppio binario tra presente e passato
La Kay Scarpetta televisiva non è una supereroina né una detective da slogan. È una donna che torna nella sua città d’origine, si porta dietro un passato ingombrante e si ritrova a indagare su un omicidio che non è solo un caso, ma una crepa emotiva che si riapre. La serie gioca molto su questo doppio binario: presente e passato che si rincorrono, flashback che spiegano chi era Scarpetta prima di diventare la professionista che tutti temono e rispettano. Una scelta narrativa che sposta il focus dall’“indovina l’assassino” al “capisci la persona”.
Un cast che aggiunge profondità

Intorno a Kidman e Curtis ruota un cast che profuma di prestige drama: Bobby Cannavale, Simon Baker, Ariana DeBose. Volti che suggeriscono una direzione chiara:, che non sarà una serie da guardare distrattamente mentre si scrolla il telefono, ma un thriller che chiede attenzione, empatia, e magari anche un certo stomaco forte. Perché sì, Scarpetta resta una storia forense. I corpi parlano, e Kay sa ascoltarli. Ma il punto non è lo shock visivo: è il modo in cui ogni autopsia diventa un dialogo silenzioso tra chi non c’è più e chi resta.
Il tempismo perfetto per un crime diverso
C’è anche un elemento interessante, quasi ironico, nel tempismo della serie. Dopo anni di crime patinati e investigatori infallibili, Scarpetta arriva in un momento in cui il pubblico sembra più interessato alle fragilità che alle certezze. E Nicole Kidman, che negli ultimi anni ha costruito una carriera televisiva fatta di donne complesse e spesso irrequiete, sembra la scelta naturale per incarnare una protagonista che non ha bisogno di piacere, ma di essere credibile.
Una storia che scorre tra tensione e introspezione
In fondo, Scarpetta promette proprio questo: non l’ennesimo crime da binge compulsivo, ma una storia che scorre, che si insinua lentamente, che mescola tensione e introspezione. Un thriller che non ha paura di sporcarsi le mani, né di guardare i suoi personaggi quando restano soli, lontani dalle luci della scena del crimine.
E forse è per questo che, dopo tanti anni, Kay Scarpetta sembra finalmente pronta per la serialità: perché oggi, più che mai, ci interessa sapere non solo chi ha ucciso, ma cosa resta addosso a chi è costretto a guardare la morte negli occhi ogni giorno.

