Scream 7 sotto assedio: il potere oscuro dei social può davvero cambiare il destino di un film?

Locandina del film "Scream" che immortala Ghostface con un coltello vicino alla maschera.

Il settimo capitolo della saga di Scream continua ad essere al centro della bufera mediatica, nata dalla pubblicazione di alcuni post di Melissa Barrera. La produzione, un anno fa, decise di interrompere la collaborazione con l’attrice.

Spyglass , lo studio responsabile del progetto, si trovò costretto a dover rivedere parte del cast, tra cui ruoli importanti, per poter riprendere la produzione ora in fase di ristrutturazione. Ma cosa è successo davvero?

Dai post al caos: ripercorriamo la vicenda

Lo scorso anno si è creato una sorta di effetto domino: dopo l’allontanamento dal set dell’attrice protagonista, Melissa Barrera, anche altri membri del cast e il regista decisero di dimettersi, creando incertezze attorno la preparazione di Scream 7.

Ecco, punto per punto, chi è stato coinvolto e cosa è successo.

Melissa Barrera

La vicenda nacque da alcuni post dell’attrice, protagonista del nuovo film, che esprimeva delle proprie opinioni sul conflitto israelo-palestinese. La produzione sostenne che alcune dichiarazioni diffondessero contenuti interpretati come antisemiti e che incitassero all’odio, motivo che portò al suo allontanamento dal progetto.

Barrera, tuttavia, si difese sostenendo che il suo intento era di esprimere opinioni sui diritti umani e su questioni geopolitiche, e che non si trattava di incitamento all’odio.

Christopher Landon

La bufera mediatica non risparmiò nemmeno il regista, Christopher Landon, che lasciò ufficialmente le riprese qualche settimana dopo. Il cineasta horror di“Paranormal Activity” e“Auguri per la tua morte”, rivelò che la realizzazione del settimo capitolo della saga, si trasformò da un sogno in un incubo, specie dopo l’allontanamento delle due attrici a cui era, a livello lavorativo, affezionato.

In un’intervista più recente (Aprile 2025) aggiunse che la situazione era diventata insostenibile a causa di alcune minacce di morte, che aveva ricevuto, dopo l’allontanamento di Barrera. Spesso capita di collegare il licenziamento degli attori alla volontà dei registi, e in parte è vero, ma quasi sempre sono scelte degli studios o delle produzioni.

Ed è proprio per questo motivo che, il regista, iniziò a ricevere messaggi minatori rivolti a lui ed ai suoi figli, sia dai fan particolarmente accaniti della saga, che da sostenitori delle posizioni espresse da Barrera.

Jenna Ortega

Successivamente Jenna Ortega, co-protagonista insieme a Barrera, abbandonò il progetto.

Inizialmente i media riportarono che questo era dovuto a dei conflitti di agenda con la serie Mercoledi (di cui l’attrice è protagonista) e dispute salariali con Spyglass. In un secondo momento però lei stessa dichiarò che, con il licenziamento di Barrera, il progetto era ormai instabile e che quel film non le sembrava, a quel punto, una mossa giusta per la sua carriera.

Skeet Ulrich

Anche il ritorno di Skeet Ulrich fu compromesso.

La storia di quest’ultimo film prevedeva un arco narrativo tra il suo storico ruolo, Billy Loomis, e quello di Barrera, interprete di Sam Carpenter, sua figlia sullo schermo. Dichiarò che senza Melissa Barrera andò perso ciò che dava senso al percorso del suo personaggio.

Il cambiamento del cinema nell’era social

L’evoluzione del cinema, negli ultimi anni, è stata profondamente influenzata dall’avvento dei social network.

Ciò che un tempo erano delle opinioni personali degli attori, nella maggioranza dei casi interviste filtrate dai giornalisti, son diventate micce capaci di innescare reazioni globali. Ad oggi un singolo post può generare un’ondata di consenso o indignazione nel giro di pochi minuti, incidendo direttamente sulla reputazione di un progetto se non, persino, sul suo futuro.

Il caso di Scream 7 ne è un esempio lampante: i post di Melissa Barrera, hanno creato un effetto domino che ha coinvolto indirettamente attori, colleghi, registi e lo studio di produzione.

Si può parlare di una libertà di espressione che viene negata? Forse, o meglio, solo in parte.

Capita a volte che non sono neanche gli studios cinematografici a dettare la linea, bisogna ricordare che quest’ultimi spesso si ritrovano a proteggere i brand, i partner e soprattutto investimenti milionari.

Al di là delle ideologie politiche, le produzioni possono percepire le parole degli attori come parte del marketing e dell’immagine del film. D’altronde il controllo soffocante da parte degli studi nei confronti delle star è sempre esistito, la differenza è che ad oggi è più evidente.

Per il pubblico la percezione di un argomento cambia e di parecchio un conto è leggerlo nei giornali e un altro è vederlo pubblicato sul profilo social dell’interessato.

Un paradosso moderno

In sintesi è paradossale pensare che uno strumento come i social, che è l’ultima frontiera della libertà di espressione, quando entrano in gioco film, star e fandom, diventa totalmente l’opposto.

Un luogo dove non conta soltanto cosa dici ma, come quando e quanto lo dici. Un area di totale libertà che, a forza di filtri, aspettative e reazioni immediate diventa più una vetrina che uno spazio di parola.

Michelangelo Gelo

Mi chiamo Michelangelo e amo raccontare lo schermo. Analizzo film e serie tv con curiosità, ironia e un pizzico di spirito critico, sono sempre alla ricerca di qualcosa di interessante da approfondire. Prediligo generi true crime e anime, due mondi diversi tra loro ma al contempo perfetti per esplorare come il racconto riesca a svelare ciò che di solito resta nascosto. Condivido dettagli, impressioni e interpretazioni con l'obiettivo di far scoprire qualcosa di nuovo anche nelle opere più conosciute.