Il duo comico siciliano Ficarra e Picone ritorna con una nuova miniserie su Netflix, Sicilia Express. Una commedia degli equivoci che parla di distanze: le distanze familiari, la distanza che separa nord e sud, la distanza fra la politica e le persone.
Ficarra e Picone sono due infermieri siciliani costretti a trasferirsi a Milano lasciando le loro famiglie a Catania. Due lavoratori pendolari che si spostano tra Milano e Catania e che sentono la mancanza della loro terra. Costretti a usare l’aereo per tornare in Sicilia pagando cifre astronomiche durante il periodo natalizio, una sera andando a buttare la spazzatura scoprono un cassonetto magico. Un portale che consente di andare da Catania a Milano. Un miracolo natalizio che sembra essere la soluzione a tutti i problemi.
La commedia degli equivoci

Il duo comico siciliano fin dalla sua nascita artistica, alla fine degli anni ’90, ha sempre usato come cifra stilistica nelle proprie opere cinematografiche e teatrali “la commedia degli equivoci”. Un genere di comicità basata sulla confusione, gli equivoci, i fraintendimenti, gli scambi di persona e i malintesi per cui i personaggi si trovano in situazione drammatiche, ma che allo spettatore appaiono estremamente comiche. Un genere di commedia che esiste dagli albori del teatro (nel teatro greco e latino), e che i due comici hanno usato fin dal loro primo film (Nati Stanchi) per parlare delle contraddizioni politiche e sociali presenti nella Sicilia, e nelle differenze che ancora esistono tra nord e sud. Nei film di Ficarra e Picone il soggetto alla base della sceneggiatura è molto spesso un fraintendimento delle intenzioni di qualcuno, come nel film L’ora legale, oppure uno scambio di persona, come ne Il 7 e l’8 o nella precedente serie Netflix Incastrati.
Il cassonetto magico

In Sicilia Express i due comici usano un espediente narrativo diverso e che offre numerose opportunità di sceneggiatura: un cassonetto della spazzatura che permette a chiunque entri al suo interno di ritrovarsi teletrasportato in un altro cassonetto a Milano. Il miracolo sembra compiersi grazie a una richiesta fatta da Aurora, la figlia piccola di Valentino, che chiede a Babbo Natale un modo affinché la sua famiglia possa tornare a essere unita. I due amici portano immediatamente il cassonetto nel loro appartamento di Milano, la cui proprietaria è la classica signora milanese pignola che odia qualsiasi tipo di rumore. Tra gag comiche in stile slapstick e battute ironiche, i due coinquilini riescono a convincere la proprietaria che non c’è nessun cassonetto dell’immondizia che adesso ingombra il loro soggiorno. Ma nel rubare il cassonetto i due amici vengono visti attraverso una telecamera di sorveglianza da un carabiniere, interpretato da Giorgio Tirabassi.
Ogni paese ha bisogno di un suo sud

Questo ponte magico scoperto dai due personaggi sembra essere l’unico modo funzionante per spostarsi dal nord al sud, in un Italia in cui il trasporto e la viabilità sono totalmente compromessi, in cui la speculazione delle compagnie aeree fa lievitare i prezzi durante le vacanze natalizie e in cui le autostrade sono ormai abbandonate a loro stesse. Anche in questa loro ultima impresa il duo siciliano crea un’opera di satira politica. Ma a differenza de L’ora legale, in cui era la popolazione a causare il suo stesso male rifiutando la legalità, in Sicilia Express è la classe politica ad essere totalmente distante e disinteressata ai problemi della popolazione. I consigli dei ministri sono dei festini musicali in cui si balla e si canta, e alle riunioni di emergenza ci si limita ad uno scarica barile pur di non lavorare. Una classe politica antiquata che non sembra essere mai cambiata (forse per questo in una scena usano dei vecchi telefoni rotativi per chiamare). In Sicilia Express si percepisce un nichilismo di fondo per le sorti del paese, e in particolare del meridione, di fronte a una classe politica inetta e maligna. Infatti, quando il presidente di governo, interpretato da Max Tortora, viene a scoprire, da un indagine condotta dal personaggio di Giorgio Tirabassi, dell’esistenza di questo portale che collega Milano e Catania ne ordina subito la distruzione. Un tale portale faciliterebbe troppo la vita delle persone e renderebbe inutile la costruzione del ponte di Messina, uno dei principali interessi del governo.
Una MINI-serie
Nonostante le ottime interpretazioni degli attori, di un buon cast corale e di un soggetto narrativo interessante, la serie soffre di alcune problematiche. Infatti, la miniserie, composta di sole 5 puntate della durata di 25 minuti, dà la sensazione di essere un lungometraggio frammentato in cinque parti. Grazie all’espediente narrativo del cassonetto le possibilità di sviluppo della storia e delle conseguenze che derivavano da questa scoperta erano quasi illimitate. Ne poteva nascere un’incredibile serie italiana di realismo magico e satira politica. Invece, a causa del ritmo estremamente veloce e a tratti sbrigativo, molte scene vengono risolte con poca inventiva e senza molti sviluppi, con il solo obiettivo di arrivare alla conclusione.
La scrittura dei personaggi
Il primo episodio non offre nessuna spiegazione su chi siano i due personaggi, cosa li abbia portati a migrare a Milano e su come si sentano realmente a vivere in una città distante dalla loro famiglia. I due infermieri nel loro ospedale vanno d’accordo con tutto il personale, ma sono odiati dal direttore, e il motivo di tale antipatia non viene spiegato se non attraverso alcune battute stereotipate. I personaggi secondari sono quasi inesistenti per la poca profondità di scrittura che ricevono. Uno dei problemi è la scelta della location in cui vivono i due coinquilini Salvo e Valentino. I due coinquilini vivono in un appartamento in zona navigli. La scelta è stata fatta perché uno delle poche cose distintive di Milano sono sicuramente i Navigli e il duomo, quindi per permettere immediatamente agli spettatori, e agli altri personaggi della serie, di capire che quando uscivano dal cassonetto si trovavano a Milano era quello di mostrare subito la vista sui navigli. Però questa scelta, a livello di sceneggiatura, è estremamente in contrasto con la situazione dei due personaggi Salvo e Valentino. I due sono andati a Milano, probabilmente, in cerca di lavoro, per mancanza di mezzi economici. Quindi, non si capisce come due infermieri pendolari, che hanno difficoltà a pagare i biglietti aerei, possano permettersi un bilocale da 2000 euro al mese in zona navigli.
La risoluzione del finale
La risoluzione della serie è estremamente sbrigativa e piena di buchi di sceneggiatura. I due vengono scoperti da Giorgio Tirabassi, un carabiniere condannato a guardare una telecamera che punta su uno dei migliaia di cassonetti di Milano. Appena vede i due rubare il cassonetto per portarlo nel loro appartamento, invece di pensare a due vandali o a due ubriachi in vena di scherzi, fa fare una ricerca immediata per scoprire se in un’altra città d’Italia c’è stato un furto simile (va bene la sospensione dell’incredulità, ma qui è portata al limite!). E appena scopre tale corrispondenza, si presenta al Presidente del Consiglio dicendo di avere scoperto un teletrasporto che collega Catania e Milano. La sua straordinaria intelligenza nello scoprire tale prodigio senza muoversi dalla poltrone viene spiegato con “io ho scoperto che dietro il rapimento di Aldo Moro, dietro le stragi di mafia, e dietro la latitanza di Matteo Messina Denaro c’è la mano dello stato“. Il personaggio di Giorgio Tirabassi, presentato all’inizio come un’acuto agente e fedele allo stato, si rivela essere alla fine in realtà un personaggio controverso che ha portato alla luce verità scomode. Il personaggio sarebbe potuto essere estremamente intrigante e avvincente, e avrebbe potuto offrire svolte narrative interessanti alla serie. Invece, è stato ridotto in maniera macchiettistica all’espediente narrativo che fa concludere la serie.
Conclusioni
La miniserie alla fine risulta essere estremente scorrevole grazie alle capacità attoriali e alla personalità dei due attori, che dimostrano dopo quasi 30 anni di carriera di essere capaci di scrivere con originalità gag e dialoghi comici che non stancano, ma che riescono a intrattenere. Al contempo però la serie fa sentire la mancanza dei loro film più organici e coesi che presentavano una sceneggiatura più sviluppata e meno sbrigativa.
Una miniserie che si presenta come una lettera dei desideri da spedire a Babbo Natale, dal clima natalizio e familiare perfetta per passare un pomeriggio di risate e spensieratezza.

