C’è un momento preciso, mentre scorrono i primi minuti di The Great Flood, in cui capisci perché questo film è diventato improvvisamente l’argomento di conversazione ovunque. Non è solo l’acqua che sale, né il rumore sordo delle dighe che cedono. È quella sensazione familiare, quasi confortante, che solo i disaster movie sanno dare: il mondo sta per finire, ma noi siamo qui, sul divano, pronti a farci travolgere. Netflix lo sa bene. E The Great Flood sembra costruito apposta per intercettare il bisogno collettivo di spettacolo estremo, emozioni forti e un pizzico di catastrofe controllata.
Il fascino eterno della fine del mondo (ma fatta bene)

I film catastrofici non passano mai di moda. Cambiano le paure, che siano gli asteroidi o il clima, ma il meccanismo resta lo stesso: mettere l’umanità con le spalle al muro e vedere cosa succede. The Great Flood gioca su una minaccia che sentiamo drammaticamente vicina, reale, plausibile. L’acqua non arriva dallo spazio, non è fantascienza: è il nostro incubo quotidiano, ma amplificato.Ed è proprio questo che cattura. Guardare città sommerse, case invase, strade trasformate in fiumi è spaventoso, sì, ma anche ipnotico.
Uno spettacolo che non chiede scusa
Un altro motivo per cui The Great Flood funziona così bene è che non ha paura di essere quello che è: un disaster movie puro. Parte forte, spinge sull’acceleratore e non si guarda indietro. Le scene d’azione sono pensate per essere commentate, condivise, riguardate. È quel tipo di film che mentre lo guardi pensi: “questa scena su TikTok farà il giro del mondo”. E infatti succede.
Personaggi imperfetti, reazioni umane

The Great Flood sceglie una strada interessante: niente eroi invincibili, niente superuomini. Le persone sbagliano, esitano e hanno paura. A volte prendono decisioni pessime, come faremmo tutti in una situazione simile.È facile riconoscersi in loro, ed è questo che rende la catastrofe più coinvolgente. Non si sta solo guardando una città che affonda, ma si stanno guardando vite che si spezzano, relazioni che cambiano, priorità che si ribaltano nel giro di pochi minuti.
Netflix e il tempismo perfetto
C’è poi il fattore Netflix, che non è mai neutro. The Great Flood arriva nel momento giusto: quando il pubblico ha voglia di un film “grande”, visivamente potente, ma fruibile subito, senza attese, senza cinema. Premi play e sei dentro.E una volta dentro, è difficile uscire. È il classico film che fa partire scettici ed invece ci si ritrova ai titoli di coda, con il cuore che batte ancora forte.
Perché lo stiamo guardando tutti, davvero
Forse il vero motivo del successo di The Great Flood è questo: ci permette di affrontare le nostre paure più grandi in un contesto sicuro. Guardiamo il disastro da lontano, sapendo che possiamo fermarlo quando vogliamo. Per chi ama il genere e se lo si ama, è quasi un regalo. Per chi non lo ama, è una tentazione difficile da ignorare, perché parla del nostro presente più di quanto sembri.
Alla fine, The Great Flood non è solo un film sull’acqua che sale. È un film sul nostro bisogno di sentire qualcosa di forte, di essere messi alla prova emotivamente, anche solo per due ore.E forse è per questo che tutti, ma proprio tutti, stanno guardando.

