Death of a Unicorn: quando la satira fantasy perde il suo incanto

La nuova commedia horror di A24, con Paul Rudd e Jenna Ortega, tenta di mescolare satira sociale e elementi fantastici, ma il risultato è un’opera che non riesce a brillare come sperato.

Un incontro fatale con il soprannaturale

“Death of a Unicorn” è il debutto alla regia di Alex Scharfman, noto precedentemente per il suo lavoro come produttore. Il film segue le vicende di Elliot (Paul Rudd), un avvocato vedovo, e sua figlia Ridley (Jenna Ortega). Durante un viaggio verso la residenza di Odell Leopold (Richard E. Grant), un magnate dell’industria farmaceutica, padre e figlia investono accidentalmente un unicorno. Scoprono presto che il corno dell’animale possiede proprietà curative straordinarie, suscitando l’interesse del malato terminale Odell e della sua famiglia, che vedono nell’unicorno una fonte di profitto illimitato. ​

Un cast di talento in una trama disomogenea

Il film vanta un cast di alto livello: oltre a Rudd e Ortega, troviamo Will Poulter nei panni di Shepard, il figlio instabile di Odell, e Téa Leoni nel ruolo di Belinda, la moglie del magnate. Nonostante le solide interpretazioni, soprattutto quella di Ortega che riesce a infondere carisma al suo personaggio, la sceneggiatura non offre loro materiale sufficiente per emergere pienamente. La dinamica padre-figlia tra Rudd e Ortega, che avrebbe potuto essere il cuore emotivo del film, risulta poco approfondita. ​

Satira sociale che manca il bersaglio

“Death of a Unicorn” aspira a essere una critica mordace all’avidità delle grandi corporazioni farmaceutiche e alla corruzione dei super ricchi. Tuttavia, la satira appare superficiale e priva di mordente. Le caricature dei personaggi miliardari risultano eccessivamente stereotipate, privando il film di una vera incisività nel messaggio. La narrazione procede in modo prevedibile, senza offrire spunti originali o riflessioni profonde sul tema.

Effetti speciali e atmosfera: un omaggio mancato

Visivamente, il film tenta di richiamare l’estetica dei B-movie degli anni ’80 e ’90, con effetti speciali volutamente artigianali. Sebbene questa scelta possa essere interpretata come un omaggio nostalgico, in alcuni momenti gli effetti risultano troppo rudimentali, distraendo lo spettatore anziché coinvolgerlo. Le creature fantastiche, pur affascinanti nel concept, non riescono a trasmettere la maestosità e il mistero che ci si aspetterebbe. ​

Ricezione critica e performance al botteghino

Al momento del suo debutto, “Death of a Unicorn” ha ricevuto recensioni miste dalla critica. Molti hanno elogiato le performance del cast, in particolare quella di Jenna Ortega, ma hanno criticato la sceneggiatura per la sua mancanza di profondità e originalità. Al botteghino, il film ha avuto un’apertura modesta, incassando 5,8 milioni di dollari nel primo weekend, posizionandosi al quinto posto. Questo risultato riflette una risposta tiepida sia da parte del pubblico che della critica. ​

Conclusione: un’opera che non decolla

In definitiva, “Death of a Unicorn” si presenta come un’opera con un potenziale interessante, grazie a un cast talentuoso e a un concept che mescola fantasy e satira sociale. Tuttavia, la realizzazione non riesce a concretizzare queste premesse in un film coerente e coinvolgente. La mancanza di una satira incisiva, una sceneggiatura disomogenea e effetti speciali poco convincenti rendono il film un’occasione mancata nel panorama delle commedie horror contemporanee.

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